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Fisco, artigiani sommersi da avvisi sbagliati: «Contribuenti esasperati»

In questi giorni i contribuenti che avevano i requisiti per beneficiare della proroga dei versamenti degli acconti d’imposta 2020, stanno ricevendo a pioggia avvisi da controllo automatizzato per la pretesa di sanzioni e interessi su versamenti “tardivi”

Molte ditte artigiane della provincia di Treviso, in questi giorni, stanno venendo sommerse da avvisi automatizzati da parte dell’Agenzia Entrate, la maggior parte dei quali, ad una verifica, risultano poi non corretti: lo denunciano i centri servizi della Cna di Treviso.  

«Questi avvisi automatizzati ci costringono a verifiche onerose che siamo costretti a fare e che si traducono in un aggravio di lavoro per noi e in costi aggiuntivi per i contribuenti» protestano i fiscalisti della Cna. Si tratta dell’ennesima situazione kafkiana creata dalla burocrazia italica che non comunica con se stessa e scarica i costi delle sue inefficienze procedurali su cittadini e imprese. Proviamo a spiegarla: in questi giorni, i contribuenti che avevano i requisiti (avere nel primo semestre 2020 un fatturato inferiore del 33% rispetto al primo semestre 2019) per beneficiare della proroga dei versamenti degli acconti d’imposta per l’anno 2020 (ricordiamo, era l’anno del Covid) da novembre 2020 al 30 aprile 2021  stanno ricevendo a pioggia avvisi da controllo automatizzato per la pretesa di sanzioni e interessi sui versamenti “tardivi”. Ma non ci fu, appunto, nessun versamento tardivo, ad esempio dell’acconto Irap, perché il legislatore aveva concesso una proroga. Tale proroga prevista dal legislatore, evidentemente, non è stata immessa nel sistema dei controlli automatizzati dell’Agenzia delle Entrate, pertanto ecco la pioggia di avvisi che stanno arrivando ai contribuenti, o ai loro consulenti fiscali, creando scompiglio, agitazione e un surplus di lavoro e costi.

Il commento

«Nella dichiarazione dei rediti le proroghe erano state inserite in un determinato rigo e ci aspettavamo che fosse sufficiente - spiegano i fiscalisti di Cna -, invece a quando pare no». E qui inizia l’odissea del fiscalista, che si trova tra l’incudine e il martello. L’incudine del cliente che pensa che a sbagliare sia stato lui e il martello di Civis, il canale telematico dell’Agenzia delle Entrare istituito proprio per richiedere la verifica degli avvisi e le cartelle esattoriali. «Ma che spesso non funziona - rincarano gli intermediari fiscali - perché l’operatore Civis invece di andare a fondo sulla richiesta, ci rispedisce all’ufficio territoriale competente dell’Agenzia delle Entrate, al quale far avere documentazione giustificativa di cui è già in possesso». Come se non bastasse, gli avvisi di irregolarità “impazziti” stanno arrivando anche ai contribuenti che hanno correttamente compilato in dichiarazione il quadro sugli aiuti di stato, ampliando la platea dei contribuenti vessati e dei fiscalisti arrabbiati. E a creare sconforto tra gli imprenditori e a far innervosire i loro intermediari fiscali ci si sta “mettendo di impegno” pure la Camera di Commercio di Treviso-Belluno che sta inviando alle imprese delle mail in cui chiede loro di giustificare, con l’invio di documentazione, il “ritardo” nel versamento del diritto camerale relativo al 2020, proroga concessa anch’essa per legge per determinate categorie di imprese (il DL 104/2020 prevedeva la possibilità di versarlo entro 30.10.2020 invece che entro 20.08.2020 per chi avesse i requisiti di cui sopra).  Un dispiego di mezzi, operatori, tempo assurdo per accertare sanzioni di 20 euro per impresa legate a presunti ritardi nell’anno del Covid? Ma - si chiede la Cna - ci siamo già dimenticati cos’è stato il 2020 per l’economia del Paese? Cosa serve chiedere ora documenti giustificativi se le proroghe erano state previste per legge e chi ne beneficiò aveva i requisiti dichiarandoli a suo tempo con appositi adempimenti aggiuntivi richiesti dallo Stato e correttamente inseriti nelle dichiarazioni dei redditi? Se lo Stato non si fida dei contribuenti e dei loro intermediari e desidera fare dei controlli – e ciò è legittimo – perché ci chiede continuamente dati di cui è già in possesso? «Se il sistema-Paese vuole fare un salto di qualità, la nostra burocrazia deve evolvere - conclude Mattia Panazzolo, direttore di Cna Treviso -. C’è la necessità di un salto culturale all’insegna della fiducia, della collaborazione, della trasparenza tra contribuente e fisco; e c’è la necessità che al cittadino non vengano chiesti dati già in possesso alla Pubblica Amministrazione, come pertanto già stabilisce una legge dello Stato italiano. Serve dunque lavorare per rendere interoperabili le banche dati in possesso dei vari enti pubblici e creare procedure di dialogo tra i medesimi enti».

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