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«Ha ragione il sindaco: il “controllo di vicinato” non serve più»

L'opinione di Luigi Calesso di "Un'altra Treviso"

Il Sindaco ha ragione quando sostiene che va superato il controllo di vicinato perché i cittadini hanno il diritto di essere tutelati dalle forze dell’ordine e non di doverlo fare da sé. Detto che questa valutazione dovrebbe estendersi anche alla legittima difesa la estensione a dismisura della cui legittimità significa, al contrario, che le forze dell’ordine non proteggono i cittadini, do ragione al Sindaco, anche se con ragioni che non condividerà. I dati relativi al 2017 sui reati nella nostra provincia dimostrano, ancora una volta, che la Marca è il territorio più sicuro d’Italia in un quadro nazionale in cui complessivamente i crimini sono in diminuzione: non siamo, insomma, i migliori perché gli altri peggiorano ma siamo la provincia più sicura in un Paese che a sua volta diventa più sicuro.

Al contrario del Sindaco penso che questi dati siano il punto di riferimento per discutere di sicurezza e non, come lui sostiene, la “percezione”: se il medico ritiene che non siamo ammalati non ci prescrive gli antibiotici per “curare” una nostra errata “percezione” di malattia, così le istituzioni non possono basarsi sulla “percezione di insicurezza” per determinare le loro scelte. Devono, invece, contribuire a ridurre questa percezione, prima di tutto non enfatizzando qualsiasi tipo di reato per poi promettere che sarà prontamente represso, meccanismo utilissimo per alimentare il consenso ma che di pari passo aumenta anche la sensazione di pericolo dei cittadini.

Se questi sono i dati sulla sicurezza, altri numeri ci dicono, altrettanto inequivocabilmente, che aumentano nelle nostre città le situazioni di vera e propria povertà, quelle di disagio economico con tutte le conseguenze che ciò ha, dalle situazioni di vera e propria indigenza ai sempre più numerosi privi di fissa dimora, dal disagio sociale alla rinuncia alle cure mediche perché economicamente troppo onerose. Inevitabilmente, queste situazioni finiscono, almeno in parte, per rappresentare il substrato di condizioni di devianza sociale e di microcriminalità. Per affrontare nel modo migliore questa situazione è il momento, anche a livello locale, di invertire la priorità degli interventi e della spesa: servono più assistenti sociali, più operatori di strada, maggiore spesa socio-saniataria, anche a costo di non reclutare altri agenti di polizia locale (ne ha deciso l’assunzione anche l’amministrazione Manildo, probabilmente non è stata una scelta particolarmente azzeccata).

Allo stesso modo, se un impegno, una capacità di mobilitazione si può richiedere ai cittadini è quella della “solidarietà di vicinato”: l’attenzione per le persone sole, per gli anziani, per chi vive condizioni di particolare debolezza economica. Lasciamo che a preoccuparsi della sicurezza siano le forze dell’ordine e chiediamo ai cittadini questo tipo di attenzione quotidiana di cui può farsi carico anche chi non ha la possibilità di unirsi alle tante associazioni di volontariato che tanto impegno mettono proprio sul fronte della solidarietà sociale, talvolta anche sostituendosi alle istituzioni. E le istituzioni, invece, rivedano le loro priorità per destinare all’ambito sociale, sanitario, assistenziale maggiori risorse in modo da rendere il lavoro del volontariato sempre più “aggiuntivo” rispetto ai servizi che devono essere assicurati dal Comune, dalla Regione, dallo Stato e sempre meno sostitutivo. I diritti dei cittadini non possono essere affidati al volontariato, devono essere garantiti dalle istituzioni.

Gigi Calesso

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