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Case popolari in vendita, Ater: «Polemica senza fondamento»

Ater Treviso interviene con dei chiarimenti sugli alloggi di edilizia residenziale pubblica a Treviso, finiti al centro del dibattito politico negli ultimi giorni. «No a strumentalizzazioni, stiamo lavorando per risolvere l’emergenza»

«La polemica sulla vendita degli alloggi Ater a Treviso non trova alcun fondamento». A dirlo, martedì 28 novembre, è Marina Bonotto vicepresidente di Ater Treviso, replicando al dibattito sulla messa in vendita all'asta di oltre 90 case popolari del capoluogo della Marca.

«I piani precedenti al nostro prevedevano la vendita fino a 1.500 alloggi, contro i 384 attuali - precisa Bonotto -. Allo stesso tempo, va detto che si tratta di alloggi singoli, inseriti in condomini con altri proprietari e quindi con difficoltà da parte di Ater di intervenire anche solo per riatti o altre questioni pratiche. Si tratta poi di un’operazione che, oltre a mettere sul mercato alloggi a prezzo abbordabile da molte famiglie, ci consentirà ulteriori interventi e la possibilità di avere nuovi alloggi più moderni ed efficienti dal punto di vista energetico. Ricordo che già tramite il Pinqua e il Pnrr stiamo realizzando oltre 200 nuovi alloggi solo a Treviso e così operiamo in tutto il territorio provinciale per oltre 50 milioni di investimenti».

Montedoro ha poi aggiunge un'ulteriore precisazione inerente alla polemica sugli sfratti: «Non sono all'ordine del giorno e di certo non avvengono da un giorno all'altro come spesso appare. Prima di arrivare a uno sfratto esecutivo ci sono mesi di verifiche, trattative, proroghe e dialogo con chi non ha più diritto alla casa per motivi che cambiano di caso in caso. La nostra missione è quella di risolvere l’emergenza abitativa: nel 90% dei casi chi entra in alloggi lo fa con la tariffa minima cioè a 40 euro al mese. Ricordo anche che se una famiglia è davvero in difficoltà, si attivano i servizi sociali dei Comuni, con i quali Ater Treviso è in piena collaborazione. Non siamo per nulla felici di dover sfrattare alcuni inquilini, ma se arriviamo all’estremo significa che si è superato il confine e che, soprattutto, a fronte di chi occupa un alloggio pubblico senza averne diritto, c’è una famiglia bisognosa che aspetta casa. Sui numeri poi, possiamo contare appena 40 sfratti esecutivi in tutto il 2023 su un totale di 7mila alloggi Ater Treviso. Insomma, non c’è alcuna emergenza sfratti come qualcuno vuol far credere. Insieme a Comune e forze dell'ordine tentiamo sempre fino all’ultimo tutte le possibilità, ma queste devono trovare anche la disponibilità di chi occupa l’alloggio - conclude Bonotto - Non sempre questo avviene, per varie motivazioni, una delle quali è sicuramente la strumentalizzazione da parte di gruppi come Caminantes e dei centri sociali che, invece di interessarsi a chi veramente ha bisogno della casa e attende nelle graduatorie ERP dei Comuni, perdono tempo a difendere spesso l’indifendibile, con il rischio che per tutelare i pochi che non pagano e che sappiamo in che condizioni lasciano gli alloggi, poi va a finire che mancano i fondi per supportare la stragrande maggioranza degli inquilini che pagano regolarmente. E questo, oltre che un danno alle casse di Ater, è grandissima mancanza di rispetto di chi è in regola»

Il commento

Nei giorni scorsi Stefano Pelloni, capogruppo del Partito Democratico di Treviso, era intervenuto sulla questione con queste parole: «La scelta di vendere case Ater all'asta rappresenta il fallimento di una società il cui fine è appunto assicurare una casa alle fasce più deboli. Le Ater sono enti regionali e le risorse per ristrutturare gli appartamenti dovrebbero derivare dai trasferimenti regionali più che dalla vendita di patrimonio. I presidenti battano cassa in regione. Vendere appartamenti comporterà anche la perdita della continuità della proprietà pubblica dei condomini, creando situazioni con tanti piccoli proprietari che realizzeranno con molta più fatica gli investimenti sugli immobili. In città la vendita di 92 appartamenti rappresenta un errore anche a fronte dell'emergenza abitativa fortissima in città e spero che l'assessore Tessarolo e il sindaco Conte facciano desistere Ater - conclude Pelloni -. Visti alcuni prezzi bassi il Comune dovrebbe valutare di comprarli per andare ad aumentare il numero di appartamenti già nelle disponibilità».

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