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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Riese Pio X

Femminicidio di Riese, la verità di Bujar: «Non volevo uccidere Vanessa»

Fandaj, il 40enne kosovaro che avrebbe ucciso a coltellate la 26enne nella sua casa di Spineda, a Riese Pio X, ha presentato un memoria scritta al pubblico ministero che si sta occupando del caso. La versione dell'uomo divergerebbe in maniera sostanziale dal racconto della vicenda così come emerge dalle indagini della Procura

Bujar Fandaj ha raccontato la sua verità. Lo ha fatto attraverso una memoria scritta fatta pervenire nei giorni scorsi al pubblico ministero Michele Permunina, il magistrato che indaga sul femminicidio di Vanessa Ballan, la 26enne uccisa a coltellate il 19 dicembre scorso nell'abitazione a Riese Pio X che la ragazza condivideva con il compagno, Nicola Scapinello, e il figlioletto di 5 anni.

Bujar avrebbe ripercorso la storia con Vanessa e soprattutto avrebbe dato una versione diversa dall'ipotesi accusatoria su cui sta lavorando la Procura, quella cioè dell'omicidio premeditato dal fatto che il 40enne, un artigiano edile di origine kosovara, sarebbe venuto a conoscenza che la Ballan era incinta del proprio compagno e non quindi non avrebbe mai assecondato il desiderio di Fandaj di lasciarlo e andare a vivere con lui.

Nello scritto il 40enne avrebbe detto di non aver voluto uccidere Vanessa, di essere arrivato alla casa di Spineda con gli attrezzi con cui avrebbe scassinato una porta finestra perché evidentemente sapeva che la donna non gli avrebbe aperto e di essersi presentato per arrivare ad un definitivo chiarimento. Poi sarebbe successo qualche cosa: forse una discussione fra i due che ha acceso gli animi e a quel punto l'artigiano avrebbe afferrato il coltello (con sopra il nome della sua attività, ritrovato dopo il femminicidio lavato in maniera approssimativa dentro ad un lavandino) e colpito per sette volte la giovane. Due colpi sono quelli che alla fine risulteranno, in particolare quello che le avrebbe trapassato il cuore.

La cronologia degli eventi presentata al pm da Bujar è ricca di particolari e la sua versione dei fatti sembra non coincidere con quella fatta dagli inquirenti. Secondo le indagini dall'estate scorsa la vittima avrebbe interrotta la relazione clandestina con il kosovaro - andata avanti per oltre due anni – e a quel punto di Fandaj avrebbe iniziato a perseguitarla. Il magistrato sta ora predisponendo le verifiche, sia con attraverso l'analisi dei cellulari che raccogliendo le testimonianze delle persone indicate dal 40enne, per confutare se quello che dice l'omicida corrisponda o meno alla verità.

I due fascicoli, quello relativo al femminicidio e quello aperto dopo la denuncia che Vanessa aveva presentato contro Bujar alla fine di ottobre, sono stati unificati. La Ballan aveva sporto querela il 25 ottobre, il giorno dopo che al telefonino del compagno era arrivato un messaggio nel quale il 40enne gli diceva che aveva avuto una relazione con la donna. Per essere più credibile Fandaj aveva allegato anche un video di lui e della ragazza ripreso in un momento di intimità. Ai carabinieri la 26enne aveva invece raccontato di essere stata perseguitata e soprattutto di essere oggetto di un ricatto a sfondo sessuale: secondo la sua versione il 40enne sarebbe riuscito ad ottenere degli incontri, finiti con dei rapporti intimi, utilizzando proprio le immagini che aveva conservato nel suo telefonino. Ma dall'accusa, che comprendeva anche il cosiddetto "revenge porn", era stata esclusa la violenza sessuale.

Dal 27 ottobre, giorno in cui riceve la visita delle forze dell'ordine che procedono al sequestro dei suoi numerosi apparecchi, Bujar Fandaj non avrebbe più avuto contatti con Vanessa. Al suo legale (l'avvocato Chiara Mazzocato) aveva confidato di non sapere per quale ragione Vanessa lo avesse denunciato ma di sospettare che si trattasse di una storia simile a quella toccata a un marocchino di 49 anni, che era stato trascinato in tribunale dalla ragazza per atti persecutori salvo poi ritirare la denuncia ad inizio del dibattimento.

I dispositivi di Vanessa e Bujar sono ancora in attesa di essere esaminati. Il cellulare della donna (se si escludono le chiamate fatte e ricevute) sarebbe praticamente inutilizzabile dal momento che i messaggi scambiati attraverso whatsapp sono stati tutti cancellati e non sarebbe possibile il loro recupero. Ma i telefonini di Bujar sono stati sequestrati prima che il kosovaro avesse avuto modo di farli sparire. Proprio i suoi contatti con Vanessa sarebbero uno dei punti più importanti della memoria difensiva ed è anche uno degli elementi su cui il kosovaro conta per alleggerire la propria posizione.

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