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Venerdì, 26 Aprile 2024
Cronaca

Green pass fasulli in vendita a 300 euro su Telegram, denunciata una 53enne

L'inchiesta è coordinata dalla Procura di Termini Imeserese che ha disposto il sequestro di una trentina di dispositivi elettronici. Tra gli indagati anche alcuni ragazzini e i loro genitori che avrebbero pagato per procurargli il documento. Scovato anche un dipendente pubblico che andava a lavorare grazie a una finta certificazione

Il meccanismo era semplice quanto rodato: bastava iscriversi ad alcuni canali sull’app Telegram, inviare i propri documenti e pagare 300 euro in criptovalute per ottenere un green pass fasullo. E’ in corso una maxi operazione con una ventina di perquisizioni in tutta Italia disposte dalla Procura di Termini Imerese. Venticinque le persone indagate per il possesso della falsa certificazione, alcune delle quali sorprese sul posto di lavoro grazie al "certificato verde" acquistato sul web. Tra questi due gestori di un panificio, un ristoratore, un dipendente comunale e anche un appartenente alle forze dell’ordine. Fra gli indagati però ci sono anche alcuni minori e i rispettivi genitori che gli avrebbero procurato il documento.

L’indagine, condotta dagli agenti della sezione di polizia giudiziaria della polizia, "scaturisce da un’attività - si legge in una nota - di contrasto delle condotte fraudolente perpetrate attraverso internet che mettono a rischio la fede e la salute pubblica". La "struttura criminale", come la definiscono gli investigatori, era riuscita a raggiungere diverse province italiane. Finora le false certificazioni sono state localizzate a Palermo, Roma, Cremona, Aosta, Cosenza, Lucca, Caltanissetta, Agrigento, Bologna, Olbia, Bari, Venezia, Treviso, Mantova e Salerno.

Nella Marca è stata denunciata una 53enne, ex operaia in una fabbrica di Pordenone (licenziata perchè non voleva sottoporsi al vaccino e neppure ai tamponi) e attualmente dipendente di una cooperativa onlus. La donna, convinta no vax, è stata trovata in possesso del falso green pass durante una perquisizione domiciliare eseguita da parte dei carabinieri: era stato memorizzato sul suo smartphone.

I venditori, ricostruiscono gli inquirenti, assicuravano agli acquirenti il rilascio di un green pass rafforzato personalizzato, chiedendo copia della tessera sanitaria e prevedendo anche "sconti famiglia" per coloro che acquistavano più certificati. Le indagini sono ancora in corso e ulteriori dettagli potrebbero emergere dall’analisi della memoria interna di una trentina di dispositivi tra smartphone, tablet e pc. Al vaglio pure alcuni conti correnti italiani utilizzati per i pagamenti necessari per ottenere la certificazione verde. Con la collaborazione del ministero della Salute, i falsi documenti saranno disabilitati così da impedirne ogni utilizzo.

«L’obiettivo dell’operazione era quello di contrastare non solo le violazioni di norme penali - si conclude la nota - ma anche quelle condotte di quelle persone a contatto con il pubblico che, attestando falsamente il proprio stato di salute e contravvenendo al rispetto dell’attuale disciplina per il contenimento della pandemia da Covid, hanno potenzialmente posto in pericolo la salute pubblica. La polizia raccomanda agli utenti di non affidarsi a queste organizzazioni criminali alle quali, peraltro, vengono fornite informazioni personali sensibili (documenti di identità e tessera sanitaria) che possono essere ulteriormente utilizzate per finalità illecite»".

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