rotate-mobile
Cronaca Maser / Via Ermenegildo Metti

Uccide la moglie con un coltellata, l'atto di accusa: «Lui padre e marito padrone»

A quasi due mesi dall'omicidio di Maser parla Aurora, la figlia di Sergio De Zen, 74enne, reo confesso dell'assassinio della moglie Manuela Bittante, di 77 anni. Per il 21 novembre è stato predisposto un incidente probatorio per valutare le sue condizioni mentali al momento di commettere il fatto. Ma la 45enne : «Non credetegli, la sua è soltanto una strategia difensiva»

Sono passati quasi due mesi da quel 24 settembre in cui Sergio De Zen, 74enne ex operaio metalmeccanico alla Breton di Castello di Godego, ha ucciso con un coltellata la moglie, Manuela Bittante di 77 anni, costretta a letto da un ictus fortemente invalidante e che l'aveva ridotta quasi alla condizione di un vegetale. Ora Aurora, la figlia 45enne della coppia, racconta la sua verità. E lancia un vero e proprio atto di accusa nei confronti del padre. Una consulenza difensiva affidata allo psichiatra Tiziano Meneghel lo ha definito un uomo con una "capacità grandemente scemata" al momento di commettere l'uxoricidio. Così, con una ordinanza firmata dal gip Cristian Vettoruzzo, è stato dato mandato a Tullio Franceschini di effettuare una consulenza sullo stato mentale dell'anziano di Maser che verrà svolta il 21 novembre con la formula dell'incidente probatorio. Aurora, che è ancora ospite a casa di una delle zie dalla parte materna, non crede però alla infermità mentale del padre.

«Non credetegli, la sua è soltanto una strategia difensiva - è stato sempre un marito e un padre padrone, ci ha sottoposto ad un regime di vita a dir poco penoso. I suoi maltrattamenti erano di tipo psicologico e le discussioni in famiglia erano all'ordine del giorno. L'incidente probatorio non potrà che far emergere la verità: l'ha uccisa e basta, non c'è alcuna giustificazione, tanto meno il fatto che mia madre era allettata preda di una condizione che le aveva tolto praticamente tutto».

Sergio De Zen aveva colpito la moglie con una  una coltellata diretta al torace talmente profonda da aver lesionato un arteria. Convinto che la 77enne fosse già morta quella domenica mattina aveva preso la sua macchina e dall'abitazione di via Metti si era recato dai carabinieri per costituirsi. I soccorsi arrivati nella casa avevano invece trovato Manuela ancora viva. Ricoverata al Ca' Foncello di Treviso morirà per le conseguenze della vesta emorragia all'alba del giorno successivo.

Aurora avrebbe raccontato agli inquirenti delle difficoltà economiche che la famiglia incontrava. «Vivevamo – ricorda -  con i soldi delle pensioni dei miei genitori che erano circa 2 mila euro al mese. Ma ci siamo sempre trovati in grandi ristrettezze a causa del vizio di mio padre di giocare denaro alle macchinette. Siamo stati bene soltanto nel periodo della pandemia perché il locale dove lui buttava via i soldi era stato chiuso».

Dal racconto della 45enne esce insomma un quadro molto diverso da quello dipinto fino ad oggi: una famiglia modesta ma con una vita più che decorosa e Sergio come un marito che si era visto restituire dall'ospedale la compagna di una vita praticamente inconsapevole di tutto quello che le stava intorno, che comunicava a fatica solo attraverso dei bigliettini su cui scriveva lettere dell'alfabeto. Lui e Aurora, aveva detto il 74enne, erano stati lasciati sostanzialmente soli anche servizi sociali. «Non sopportavo più di vederla in quelle condizioni - aveva ripetuto l'anziano dopo il delitto - quella non è vita, di sicuro non era l'esistenza che io volevo per lei». «Ma la nostra non è mai stata famiglia felice» ribadisce Aurora. Che adesso ha dato mandato ad un legale (l'avvocato Paolo Pastre) di tutelarla. E con ogni probabilità si presenterà come parte civile in un eventuale processo in cui il padre dovrà rispondere di omicidio.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Uccide la moglie con un coltellata, l'atto di accusa: «Lui padre e marito padrone»

TrevisoToday è in caricamento