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Cronaca Maser

Maser, Ulss 2: «La macchina dei servizi si era messa in moto ma la tragedia è arrivata prima»

Francesco Lombardo, il direttore della cure primarie del distretto della Usl 2 di Asolo, risponde alla critiche di Sergio de Zen che aveva puntato il dito contro la scomparsa dei servizi territorali

«La macchina dei servizi si era messa in moto ma la tragedia è arrivata prima». Francesco Lombardo è il direttore della cure primarie del distretto della Ulss 2 di Asolo. Tutti, compresi i sanitari che avevano seguito Manuela Bittante nel corso del suo ricovero ospedaliero, sono rimasti scioccati dalla notizia che la donna è morta accoltellata dal marito che, domenica scorsa 24 settembre, in quello che sarebbe stato un momento di sconforto, ha deciso di porre fine a quelle che, secondo lui, erano le sofferenze della coniuge. Il difensore di De Zen, l'avvocato Sabrina dei Rossi, ha fortemente criticato quella che, a suo parere, è una scelta sbagliata di sistema, ovvero depotenziare la medicina territoriale esponendo le famiglie più fragili, soprattutto dal punto di vista economico, alla solitudine perché non possono permettersi cure adeguate per i loro parenti.

«Io - spiega Lombardo – sono fiero di lavorare in un comparto della sanità che si mette a disposizione, quotidianamente, di quelli che sono più in difficoltà e che hanno maggiore bisogno di aiuto. Capisco che De Zen possa avere avuto un momento di grande difficoltà, soprattutto nel vedere la moglie gravemente segnata dall'ictus. Ma non credo che le critiche che ci sono state rivolte sul fatto di “essere stati abbandonati” abbiano alcun un fondamento».

Lunedì scorso, il giorno in cui Manuela è deceduta, ci sarebbe stata la visita di un assistente sociale. «Avevamo attivato - torna a dire il direttore della cure primarie del distretto di Asolo – l'unità di valutazione multidisciplinare per una ricognizione puntuale su quelli che erano i bisogni della paziente e anche dei suoi famigliari. Ricordo che la volontà di portare la donna a casa era stata espressa con particolare vigore dalla figlia e che il marito non si era opposto. Fosse successo il contrario avremmo preso in considerazione tutte le possibilità per dare a Manuela la migliore sistemazione possibile anche in un ospedale di comunità».

«La questione economica – continua il dottore – ha scarsa rilevanza. Perché se il nostro intervento, che è di natura sanitaria, è e resta gratuito la parte assistenziale sarebbe stata in parte coperta dal Comune. Cioè: se la situazione fosse stata insostenibile dal punto di vista organizzativo per la famiglia e si fosse optato per un ricovero in una struttura, la quota a carico dei familiari (la donna sarebbe stata anche titolare di un trattamento accompagnatorio, del valore di circa 500 euro al mese, n.d.r.) sarebbe stata ammortizzata dall'intervento della loro amministrazione comunale, ovviamente sulla base dell'indicatore di reddito. Il che l'avrebbe resa molto più che sostenibile».

«Il dramma che si è consumato a Maser – conclude Lombardo – è a mio avviso del tutto personale ed ha che fare con la dimensione intima dei sentimenti. Che il marito e la figlia potessero avere dei problemi a gestire la situazione o si fossero dimostrati incapaci a prendersi cura della signora è qualche cosa che sarebbe stato intercettato dal servizio di valutazione multidisciplinare. Ma non ce n'è stato il tempo».

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