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Cronaca Nervesa della Battaglia

Presunta truffa sul super bonus edilizio, il Tribunale dice "no" al dissequestro di 8,2 milioni di Casa Zero

Oggi, 26 agosto, è arrivata la decisione del collegio sull'appello cautelare proprosto dai legali dell'azienda di Nervesa della Battaglia, gli avvocati Simone Guglielmin e Alessandro Rampinelli, che ora hanno annuciato un nuovo ricorso, questa volta davanti alla Corte di Cassazione

Niente dissequestro: gli 8 milioni e 200 mila euro sequestrati a Casa Zero, il consorzio di Nervesa della Battaglia specializzato in superbonus edilizi, restano congelati. Oggi, 26 agosto, è arrivata la decisione del collegio sull'appello cautelare proprosto dai legali dell'azienda, gli avvocati Simone Guglielmin e Alessandro Rampinelli che ora hanno annuciato un nuovo ricorso, questa volta davanti alla Corte di Cassazione.

Gli 8,2 milioni sono quanto la Guardia di Finanza aveva recuperato, su un totale di 24 milioni che si sospetta siano fatti sparire, dai conti e beni di Casa Zero e dei tre indagati per truffa aggravata ai danni dello stato: si tratta del legale rappresentante del consorzio, un milanese di 47 anni, del presidente Alberto Botter, 38enne di Treviso e del consulente esterno Massimiliano Mattiazzo, un ingegnere 50enne sempre trevigiano, che sarebbe stato la persona che avrebbe firmato le attestazioni dei lavori ai clienti del super bonus, circa 230 persone fra Veneto, Friuli e Lombardia, che in realtà non sarebbero mai partiti.

Mercoledì scorso, davanti ai giudici Ieri De Biasi, Carlotta Brusegan e Piera De Stefani, i legali di Casa Zero, nel corso dell'appello cautelare, avevano sostenuto che, sulla base di un  decreto ministeriale firmato nel 2018, l'avanzamento dei lavori è quello dello stato di esecuzione e va dal principio dell'appalto fino al momento della fine dei lavori. In altre parole si potrebbe certificare lo stato di avanzamento nel momento in cui i committenti hanno anticipato tutte le spese, acquisendo conseguentemente il credito di imposta che spetterebbe al privato. E non quando è effettivamente partito il cantiere, come sostenuto dalla Gdf e dalla Procura di Treviso.

Guglielmin e Rampinelli hanno quindi documentato i bonifici bancari e la transazioni effettuate da Casa Zero: si tratta di 35 milioni e mezzo già pagati ai fornitori, documentando anche le bolle di trasporto che attesterebbero che i materiali sono stati conegnati ai singoli committenti, facendo presente ai giudici che nel caso rigurdante 201 contratti di subappalto in molti casi le opere si sarebbero concluse, in altre sono state invece avviate.

«Il collegio trevigiano  - hanno detto gli avvocati Guglielmin e Rampinelli -  ha respinto l’appello cautelare proposto dalla difesa in ragione di mere argomentazioni tecniche di pura legittimità, senza entrare nel merito della sussistenza del reato oggetto di provvisoria incolpazione».  

Dopo lo scoppio dello scandalo Casa Zero, l’azienda ha annunciato il 10 agosto scorso che non avrebbe proceduto al pagemto degli stipendi ai dipendenti, provocando la vivace reazione dei sindacati. 

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