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Cronaca Centro / Borgo Camillo Benso Conte di Cavour

Donate ai musei civici trevigiani le collezioni Pin Monti e Ceccarelli

Comprende 56 opere di figura, nature morte, composizioni astratte e vedute urbane e paesaggi, comprese quasi tutte fra la metà degli anni '50 e la fine degli anni '60/inizio '70 del '900

TREVISO A chi si soffermi sulle didascalie che illustrano le oltre trecento opere del rinnovato Museo Luigi Bailo, appare subito evidente che molte rinviano a una donazione o a un lascito piuttosto che a un acquisto effettuato dal Comune. Non poche, tra queste opere, sono di alto valore, in qualche caso si è in presenza di capolavori assoluti, come Pisana di Arturo Martini, donata da Maria Calzavara e Natale Mazzolà.

Tutta la storia delle collezioni civiche trevigiane è del resto segnata da episodi di munificenza. La genesi stessa della Pinacoteca a metà Ottocento è legata al lascito di Margherita Prati Grimaldi; furono poi le collezioni di Sante Giacomelli (1874) e di Emilio Sernagiotto (1891) a determinare  un decisivo salto di qualità nelle dotazioni del giovane istituto. Pure il Novecento è contrassegnato da molteplici doni, frutto della volontà di collezionisti e di mecenati, ma anche di artisti. Rilevante, in questi ultimi anni, l’acquisizione della raccolta di Teresita Lorenzon Gaetani (2002), che innerva proprio il percorso del Museo Bailo, in particolare grazie ai dipinti di Luigi Serena; come pure il flusso ormai trentennale di opere offerte dall’Associazione degli Amici dei Musei e dei Monumenti di Treviso.

Emblema della generosità dei concittadini resta sempre l’Adamo ed Eva di Arturo Martini, esito di una pubblica sottoscrizione che ha permesso nel 1993 di collocare nel chiostro una delle sculture più rappresentative della matu-rità dell’artista: i nome degli aderenti figurano in una lista collocata all’ingresso del Museo. La tradizione si rinnova ora con il considerevole lascito di Giuseppina (Pin) Monti, disposto in memoria del figlio Guy Stevenson, ricco di 56 dipinti di artisti italiani del Nove-cento; e con un prezioso olio di Giovanni Barbisan, dono di Anna Migotto Ceccarelli.

“L’Amministrazione Comunale riconosce lo straordinario valore culturale e civile delle donazioni che non solo arricchiscono il patrimonio dei Musei ma segnalano la forte partecipazione dei Trevigiani agli aspetti più alti della vita cittadina – dichiara l’assessore ai beni culturali del Comune di Treviso Luciano Franchin - E’ in questa prospettiva che, nel ringraziare i donatori, intendiamo sottolineare il carattere esemplare del loro gesto nella speranza che venga emulato. Si tratta inoltre di una grande occasione per richiamare l’attenzione di tutti sulle possibilità che vengono offerte alla Città dal restauro della seconda parte del Bailo. E’ un invito a tutti ad aderire al progetto di questa nuova realtà culturale che si potrà aprire con un impegno da parte di tutti”.

Giuseppina Monti Stevenson detta Pin (21 novembre 1924 - 18 novembre 2015), era figlia di Bruno Monti, fondatore della nota impresa tessile omonima di Maserada e madre di (Bruno) Guy Stevenson (1951 - 2014) che ne fu a sua volta amministratore delegato. Pittrice per diletto fra i molteplici impegni familiari e sociali, nella sua casa di "Città Giardino" aveva raccolto una cospicua collezione di quadri, seguendo la propria sensibilità artistica più che l'importanza di mercato di alcuni degli autori presenti, seppure alcuni di inconfutabile valenza nazionale e internazionale, oltre a un gruppo di figure importanti per origini o attività a Treviso nel '900.

Solo osservando con sguardo alternativo rispetto ai più scontati percorsi di storia dell'arte e d'investimento, quindi, può essere meglio decodificato il senso della formazione di questa collezione di dipinti. Lontanissimi dall’ostentazione, i fili che tessono questa storia fra una donna e le opere raccolte nella propria casa sono il coinvolgimento emotivo in occasione di una mostra, l'intuizione di trovarsi di fronte a una vera ricerca, la frequentazione diretta di un artista (molte non a caso le opere che presentano una dedica personale a Pin), la fiducia nelle proposte di alcuni galleristi di alta professionalità.

Il piccolo olio su tela Dalla finestra, di mano di Pin, rende trasparente la sua naturalezza e levità - da non fraintendere con superficialità - nell'aprire, attraverso l'arte, tante possibili finestre a una visione intima e gentile sul reale, in cui trovare pausa alla brutalità e forse anche chiave al senso più profondo dell'esperienza umana, nella pacata malinconia della memoria di un luogo, di un oggetto, di un volto, nella sottigliezza di dettagli formali e di materiali e tecniche che solo l'occhio dell'artista sa veramente vedere e fissare. 

La collezione donata ai Musei civici di Treviso comprende nel suo insieme 56 opere - di figura, nature morte, composizioni astratte e vedute urbane e paesaggi, con una predilezione per questi ultimi - comprese quasi tutte fra la metà degli anni '50 e la fine degli anni '60/inizio '70 del '900.

In SALA 1 l'esposizione si apre con le variazioni sul tema del paesaggio, a spaziare fra immagini di borghi, di tetti, di campagna e colline, con case e orti, spesso innervati e filtrati da intrichi di rami:
sul cavalletto

OTTORINO STEFANI, Paesaggio n.4, 1967, olio su compensato
in parete
RENATO DORIGATTI, Senza titolo, s.d., olio su tela
RENATO BORSATO, Autunno a Ustica, 1969, olio su tela
PIETRO ANNIGONI, Lough Swilly - Ireland, 1967, olio su compensato
CARLO CAROLI, Senza titolo, s.d., olio materico su tela
DARZINO, Senza titolo, s.d., olio su tela
UMBERTO LILLONI, Nebbie in Brianza, 1959, olio su tela
NANDO COLETTI, Casa lungo il fiume, 1955, olio su cartone
NANDO COLETTI, Senza titolo, 1967, olio su compensato
NANDO COLETTI, Paese a Motta di Livenza, s.d.
RENATO VERNIZZI, Senza titolo, s.d., olio su tela
GIUSEPPE BANCHIERI, Paesaggio con fiori, s.d., olio su tela
PIN STEVENSON MONTI, Dalla finestra, s.d., olio su tela
NINO TOMMASINI, Villa veneta, 1965, olio su compensato
ARTURO MALOSSI, Paesaggio in collina,1965, olio su cartone
JUTI RAVENNA, Frutta e mimosa (S. Rocco - Riviera ligure), 1966, olio su compensato
JUTI RAVENNA, Paesaggio (La casa della contessa Barbaroux a Vittorio V.to nel 1956), s.d., olio su compensato
ARDENGO SOFFICI, Cortile, s.d., olio su cartone

Alle marine è dedicata la parete divisoria interna in SALA 1:
ENRICO PAULUCCI, Porticciolo, s.d., olio su tela
MARIO VELLANI MARCHI, Sole in laguna, 1969, olio su cartone
ALCIONE GUBELLINI, Laguna, 1972, tecnica mista su compensato
GIOVANNI OMICCIOLI, Grotte paleolitiche a Roca di Lecce N .6, 1968, olio su compensato
RENZO BIASION, Senza titolo, 1963, acquerello su carta

In apertura della SALA 2 un particolare genere di veduta è rappresentato dal "cannocchiale" su una via parigina e da quattro prospetti di muri e vetrine:
ORFEO TAMBURI, Rue Amélie,1965, olio su compensato
JUTI RAVENNA, Finestra di bottega,1937, olio su compensato
NINO CAFFÈ, Vetrina, 1967, olio su tela
RENZO BIASION, Case a Lipari, 1966, olio su compensato
BRUNO SAETTI, Piccolo muro dipinto, s.d., olio su tela

Sulla parete divisoria interna in SALA 2 sono invece accostati, in base ai soggetti e agli aspetti tecnico-formali e cromatici - i quadri di figura e i ritratti, anche ideali:
ERNESTO TRECCANI, Studio per l'estate, s.d., tecnica mista su carta incollata su tela
MARIO TOZZI, Bagnanti, 1968, olio su compensato
XAVIER BUENO, Senza titolo, s.d., olio su tela
MINO MACCARI, Senza titolo, s.d., olio su cartone
VIRGILIO GUIDI, Senza titolo, s.d., olio su tela
GIANNI LONGINOTTI, Memoria, Padova 1966, tecnica mista su pannello
POMPEO BORRA, Senza titolo, s.d., olio su tela
REMO BRINDISI, Senza titolo, s.d., olio su tela
GIUSEPPE MIGNECO, Senza titolo, s.d., olio su cartone

sul cavalletto
CARLO CONTE, Senza titolo, s.d., tempera su cartone

Sempre in SALA 2 sono raccolte le quattro presenze di soggetti astratti della collezione:
GIOVANNI LONGO, Architettura lontana, 1974, olio su tela
LINO DINETTO, Ricordo di Spagna, 1965, olio su tela
MARIO SIRONI, Senza titolo, s.d., tecnica mista su carta
RICCARDO LICATA, Senza titolo, 1964, olio su tela rimontato su tela a trama grossa

Sul muro di fondo della SALA 2 è organizzato il genere della natura morta:
GIORGIO CELIBERTI, Composizione, s.d., tecnica mista su compensato
CARLO HOLLESCH, Verdure con mela, 1969, tecnica mista su tela
FELICE CARENA, Geranei, 1965, olio su tela
ATTILIO ALFIERI, Piatto (natura morta con fichi), s.d., olio su tela
FIORENZO TOMEA, Due candele (n.3), s.d., olio su tela
WALTER BENOLDI, Senza titolo, s.d., olio su tavoletta
GASTONE BREDDO, Senza titolo, s.d., olio su tela
EDOARDO DEVETTA, Senza titolo, 1967, olio su tela

sul cavalletto a destra
FRANCO BATACCHI - BAT, Natura morta con le rose, s.d., olio su tela

Il "vaso di fiori" trasfigurato dalle pennellate a filamenti di luce di Bat della collezione Pin Monti trova il perfetto controcanto nelle pulite campiture cromatiche del concreto "vaso di fiori", ascrivibile alla produzione di metà anni '60 - metà anni '70, di Giovanni Barbisan. Per l'artista si tratta di vere e proprie variazioni sul tema (in senso musicale): su una striscia di piano il manufatto geometrico pieno, curvilineo, scolpito nel colore, di un vaso, che sostiene i volumi leggeri e frastagliati di fiori secchi o freschi, è ripreso in prospettiva frontale, su un fondo neutro. Iterando la ricerca su questo soggetto con alta aderenza realistica, Barbisan riporta il genere della natura morta alla originaria funzione allegorica e meditativa che ne caratterizzò sviluppo e fortuna nel XVII secolo, in Italia e nei Paesi Bassi. L'opera è significativo e sensibile dono ai Musei civici di Treviso nel 2016, di Anna Migotto Ceccarelli, della cui collezione domestica faceva parte. Affiancherà in museo, a meglio documentare questo genere così amato dal pittore, l'olio su compensato del 1964 Fiori (vaso con fiori di cardo) inv. AM13.
sul cavalletto a sinistra in SALA 2
GIOVANNI BARBISAN, Senza titolo (mazzo di fiori appassiti nel vaso turchese), s.d.

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