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Cronaca Vedelago

Calunniò i carabinieri che lo arrestarono: nuovo processo per il "re della truffe"

L'uomo, salito all'onoe delle cronache anche grazie alla trasmissione "Le Iene" che si è varie volte occupato di lui e delle sue "prodezze", è accusato dai sette carabinieri che lo arrestarono il 2 marzo del 2018 a Vedelago. Tra questi anche il maresciallo Francesco Bianco

C'è un nuovo processo all'orizzonte del 55enne Stefano Ramunni, il "re delle truffe", già condannato a 5 anni nel 2018 e con un rinvio a giudizio pendente per truffe ai danni di alcuni negozi di Treviso e del tentativo di truffa ai danni del penalista trevigiano Francesco Murgia. L'uomo, salito all'onoe delle cronache anche grazie alla trasmissione "Le Iene" che si è varie volte occupato di lui e delle sue "prodezze" dovrà rispondere anche di calunnia nei confronti dei 7 carabinieri che lo arrestarono il 2 marzo del 2018 a Vedelago. Tra questi anche il comandante della stazione locale dell'Arma, il maresciallo Francesco Bianco.

Ramunni e il "compagno di merende" Giovanni Chiarmonte vennero intercettati mentre sfrecciavano a bordo di un auto munita di lampeggianti. Una volta bloccati avevano sostenuto di essere dei diplomatici dello Stato del Vaticano. Ovviamente i documenti erano falsi e  durante la perquisizione erano stati trovati anche tesserini contraffatti della Guardia di Finanza. «Quei carabinieri mi hanno preso 30mila ero in contanti che avevo in macchina»: fu l'accusa di Ramunni, inizialmente spalleggiato anche da Chiaramonte che successivamente, invece, decise di ritrattare. Inoltre, sempre secondo il truffatore,  i carabinieri si sarebbero impossessati anche di cose che non potevano essere sequestrate, tra cui oggetti  personali, e avrebbero abusato della loro autorità. Per la Procura si è invece trattato di una calunnia e stamattina il gip di Treviso ha accolto la richiesta di rinvio a giudizio. Il maresciallo Stefano Bianco e gli altri sei carabinieri hanno deciso che non si costituiranno parte civile.

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