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Cronaca

Infiltrazioni mafiose in Veneto, un migliaio di illeciti nel 2012

Secondo il Rapporto Ecomafia 2013 di Legambiente, nella nostra regione i reati accertati sono cresciuti del 18,9% dal 2011 al 2012

Cresce la presenza delle organizzazioni mafiose nel Nordest.

Secondo il rapporto Ecomafie 2013 di Legambiente, nel 2012 è salito a 16,7 miliardi di euro il fatturato legato ai reati ambientali (34.120 quelli accertati) e a 28.132 le persone denunciate, con 8.286 sequestri effettuati.

Con i ricavi si moltiplicano anche i clan coinvolti, che da 296 passano a 302, e quadruplicano i Comuni sciolti per infiltrazioni mafiose (da 6 a 25).

VENETO - Incendi boschivi, abusivismo edilizio e corruzione: sebbene il 45,7% dei reati sia concentrato nelle quattro regioni "tradizionali" (Camapna, Sicilia, Calabira e Puglia) il Veneto si è guadagnato l’undicesimo posto della classifica di Legambiente, con un incremento di ben il 18,9% degli illeciti accertati dalla forze dell’ordine, 995 infrazioni, 939 persone denunciate, una arrestata e 196 sequestri.

In un momento storico in cui l'economia del Paese arranca e le banche hanno chiuso i rubinetti - come spiega Don Marcello Cozzi, vicepresidente di Libera intervistato per il progetto "Storie Fuori Fuoco" in occasione dell'inaugurazione del nuovo centro di Montebelluna - le associazioni mafiose sono le uniche a prestare denaro. Questa, insieme alla corruzione, la via attraverso la quale la mafia si è radicata al Nord, tanto che parlare di "infiltrazioni" non basta più.

La dimensione globale delle attività criminali, in particolare quelle legate ai reati ambientali, è stata illustrata qualche giorno fa a Mestre (VE).

CEMENTO E RIFIUTI - In occasione della presentazione dell'annuale rapporto Ecomafie, è stato sottolineato come nel Nordest cresca in maniera significativa l'incidenza dei reati legati al ciclo del cemento, dall'urbanistica alle attività estrattive, che nel 2012 è passata dal 6,7% al 10,8%.

Se il maggior numero dei reati legati al ciclo dei rifiuti si registra in Puglia, Campania e Calabria, il Veneto non è esente da questo tipo di illeciti.

Secondo lo studio condotto dall’istituto di ricerca Transcrime su "Gli investimenti delle mafie", pubblicato nel gennaio del 2013, il mercato illegale dei rifiuti speciali vede il Veneto al primo posto in Italia per fatturato, con 149 milioni di euro. Un mercato in cui non sembra mancare la presenza dei clan mafiosi.

Nel recente rapporto Dia 2011 (I semestre) si parla delle attività di Cosa Nostra nel Veneziano e dal rapporto Ecomafie 2013 emerge come al tradizionale e collaudato smaltimento illegale dei rifiuti, in Veneto, vengano affiancati anche aspetti “innovativi”, intrecciati alle truffe finanziarie e all’evasione fiscale.

“Qui al nord il compito principale dell'azione di contrasto dovrebbe riguardare l'area grigia degli interessi, le collusioni tra politica, economia e mondo criminale - ha spiegato a Mestre il presidente di Legambiente Veneto Luigi Lazzaro - La lotta contro la corruzione è la priorità per chi ha a cuore la difesa dei beni comuni e dell'ambiente”.

"Ci troviamo di fronte a un’economia che si regge sull’intreccio tra imprenditori senza scrupoli, politici conniventi, funzionari pubblici infedeli, professionisti senza etica e che opera attraverso il dumping ambientale, la falsificazione di fatture e bilanci, l’evasione fiscale e il riciclaggio, la corruzione, il voto di scambio e la spartizione degli appalti – sottolinea Lazzaro - semplicemente perché conviene e, tutto sommato, si corrono pochi rischi. Le pene per i reati ambientali, infatti, continuano ad essere quasi esclusivamente di tipo contravvenzionale”.

Come ha sottolineato il responsabile dell’Osservatorio ambiente e legalità di Legambiente Enrico Fontana, il quadro riassunto dal rapporto Ecomafie impone l’adozione di "un pacchetto di misure indispensabili per contrastare in maniera decisamente più efficace la minaccia rappresentata dai fenomeni di criminalità ambientale che avvelenano il nostro paese".

Fontana si riferisce all’introduzione dei delitti ambientali nel codice penale italiano, con l’approvazione del disegno di legge già licenziato dal governo Prodi nel 2007 e ripresentato in questa legislatura dal presidente della Commissione ambiente della Camera, Ermete Realacci.

"La riforma del sistema di tutela penale dell’ambiente, prevista peraltro dalla direttiva Ue 99 del 2008 'sulla tutela penale dell’ambiente', che l’Italia ha formalmente recepito ma sostanzialmente disatteso - ha concluso Fontana - deve essere accompagnata da un’altra iniziativa legislativa non più rinviabile: l’introduzione di norme che rendano effettiva l’azione di contrasto dell’abusivismo edilizio con la definizione di tempi e modalità certe in cui censire ed eseguire le demolizioni; il rafforzamento del fondo a disposizione dei comuni per procedere agli abbattimenti; sanzioni più severe, fino alla misura estrema dello scioglimento degli enti locali inadempienti”.
 

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