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Martedì, 30 Aprile 2024
Cronaca Revine Lago

Muore annegata nel lago durante una gita del Grest, rinviate a giudizio quattro persone

Mariia Markovetska, una bambina ucraina profuga di guerra, aveva 7 anni quando il 28 luglio del 2022 fu inghiottita dallo specchio d'acqua a Revine Lago. A processo, accusate di omicidio colposo, andranno l'animatrice, la vice responsabile dell'uscita, la coordinatrice e la responsabile del centro estivo organizzato dall'istituto San Giuseppe di Vittorio Veneto

Mariia Markovetska aveva sette anni quando, il 28 luglio del 2022, fu inghiottita dal Lago di Revine. La bambina, profuga dall'Ucraina sconvolta dalla guerra, stava facendo dei giochi a pochi metri dalla riva gli amici del Grest dell'istituto San Giuseppe di Vittorio Veneto. Per quei fatti oggi, 17 ottobre, il gup di Treviso Cristian Vettoruzzo ha rinviato a giudizio le quattro persone accusate di omicidio colposo. Si tratta di Martina Paier (difesa dall'avvocato Stefano Arrigo), 23enne animatrice che avrebbe dovuto vigilare, al momento del bagno, sul gruppo del quale faceva parte Mariia, di Simonetta Da Roch, 56enne responsabile vicario dell'uscita al lago (difesa dagli avvocati Stefano Pietrobon e Fabio Collodet), di Camilla Rizzardi, 37enne coordinatrice del Grest dell'istituto San Giuseppe di Vittorio Veneto (difesa dagli avoccati Anna Tomasi e Esmeralda Di Risio) e di Marina Baro, conosciuta come Suor Maddalena, responsabile delle attività estive del Grest. Dalle indagini è era invece uscita con un proscioglimento Tiffany De Martin (difesa dall'avvocato Enrico D'Orazio), che era l'animatrice di un altro gruppo di bambini e che sarebbe venuta a conoscenza della scomparsa della bimba soltanto più tardi, quando era intenta a far fare merenda ai ragazzini nel bar antistante in lago.

Secondo le indagini coordinate dal pubblico ministero Valeria Peruzzo, suffragate anche dall'esito dell'autopsia, Mariia sarebbe morta per annegamento, scivolata in un punto del lago per lei troppo alto. Quindi sarebbe stata inghiottita dalle acque, prima che il cadavere venisse avvistato da due turisti sotto uno dei pontili. L'esame autoptico comunque non aveva escluso il malore, per quanto la piccola, che secondo quanto riferito dal nonno non sapeva nuotare, fosse in perfette condizioni di salute. E proprio le capacità natatorie della vittima sono uno dei punti contestati dal pubblico ministero: secondo quanto è riportato nelle carte delle indagini la Rizzardi e Suor Maddalena (che in udienza preliminare hanno sostenuto di non essere state messe a conoscenza delle intenzioni di far entrare in acqua i bambini) non solo non avrebbero predisposto alcun servizio di soccorso balneare ma non avrebbero neppure approntato le minime garanzie di sicurezza dell'incolumità dei bambini, ad esempio accertandosi appunto, in via preventiva, che tutti sapessero nuotare, dotando i gruppi di salvagenti o altri dispositivi di emergenza.

La Paier e la Da Roch (quest'ultima sarebbe quella che avrebbe deciso di lasciare che i ragazzini facessero il bagno) sono accusate di omicidio colposo per omessa vigilanza in quanto, dopo aver dato il via alla balneazione nonostante le criticità della situazione, non avrebbero controllato adeguatamente il gruppo di bambini e non si accorsero in maniera tempestiva dell'assenza di Mariia. La famiglia della piccola, ancora in attesa del risarcimento da parte dell'assicurazione dell'istituto San Giuseppe, non si è costituita come parte civile. La prima udienza del processo ci sarà il 24 ottobre del 2024.

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