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Cronaca Riese Pio X

Bujar: «Ero andato da Vanessa per chiederle il motivo della denuncia»

Emergono altre indiscrezioni sulla memoria scritta che il killer di Vanessa Ballan, la 26enne trucidata a coltellate all'interno della sua casa di Spineda il 19 dicembre scorso, avrebbe inviato agli inquirenti. L'uomo avrebbe raccontato di essere penetrato nell'abitazione perché voleva spiegazioni in merito alla prima querela che aveva ricevuto nello scorso autunno

«Ero andato da Vanessa per chiederle il motivo della denuncia. Poi abbiamo avuto una collutazione, lei ha preso un coltello e ha cercato di ferirmi. Una volta disarmata l'ho colpita ma l'ho fatto per difendermi». Così Bujar Fandaj, il 40enne artigiano di origine kossovara, avrebbe giustificato il femminicidio di Vanessa Ballan, la 26enne trucidata a coltellate presso la sua casa di Spineda, nel comune di Riese Pio X, il 19 dicembre scorso. Dichiarazioni che il killer ha affidato ad uno scritto inviato nei giorni scorsi al pubblico ministero Michele Permunian, il magistrato che si sta occupando del caso.

Una descrizione degli eventi evidentemente diversa dalla ricostruzione che fa la Procura secondo cui l'uomo, già precedentemente denunciato dalla giovane per stalking e revenge porn (l'accusa di violenza sessuale era caduta nel corso delle indagini) e accusato da Vanessa di ricattarla tramite dei video ripresi durante la loro intimità per ottenere altri rapporti sessuali, avrebbe saputo che la Ballan aspettava un altri figlio dal suo compagno Nicola Scapinello. A quel punto Bujar avrebbe visto tramontare definitivamente la possibilità che la donna, con cui avrebbe avuto una relazione clandestina durata circa due anni, lasciasse Nicola e andasse a vivere con lui insieme al figlioletto di 5 anni.

Il 40enne sostiene di aver suonato alla porta della Ballan ma, non avendo ricevuto risposta, aveva comunque deciso di entrare sfondando la porta finestra che dava sul retro con un martello ed un coltello. Penetrato nella villetta lei gli avrebbe detto che non era quello il momento di lasciare il compagno, che sempre secondo Fandaj sarebbe stato un violento e che spesso avrebbe maltrattato la 26enne. La vittima gli avrebbe quindi detto che avrebbe ritirato la denuncia e che potevano tornare come prima. Poi, secondo la sua versione, la giovane avrebbe però afferrato uno dei due coltelli riposti sopra un ripiano e avrebbe cercato di colpire l'uomo, che nel corso della colluttazione si sarebbe anche ferito ad un dito. Una volta disarmata Vanessa l'avrebbe accoltellata varie volte in una sorta di raptus. Dopodiché, resosi conto di averla uccisa, sarebbe scappato dalla casa sconvolto.

I coltelli sono stati entrambi ritrovati. Secondo la Procura non farebbero parte del "set" che si trovava dentro alla casa ma il manico indicherebbe che, al contrario, sono compatibili con quello ciò che è stato ritrovato nella casa di Bujar. Secondo quanto emerge dalle indagini non ci sarebbe traccia della ferita ad una gamba che il 40enne dice di aver ricevuto: invece le tracce sul corpo della povera ragazza sarebbero compatibili con coltellate sferrate da entrambe le lame.

«L'intento di Fandaj è abbastanza chiaro - spiega il Procuratore Marco Martani - ed è quello di togliere di mezzo l'aggravante della premeditazione e di optare per un delitto d'impeto scaturito. Ma quelle dichiarazioni scritte, che per loro natura non contemplano la possibilità di fare delle domande, lasciano intatti alcuni punti di domanda. Ad esempio il 40enne non dice nulla sul fatto di sapere o meno che Vanessa era incinta. Le sue dichiarazioni sono vaglio dal pm che sta svolgendo gli approfondimenti sui vari punti della memoria. Presto comunque arriveremo alla chiusura delle indagini».

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