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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Riese Pio X

Omicidio di Riese, la relazione del pm: «Rispettata la procedura»

Ecco perchè, dopo la querela di fine ottobre sporta da Vanessa Ballan, non era stata presa alcuna misura cautelare nei confronti di Bunjar Fandaj

E' il 27 ottobre quando il sostituto procuratore Giovanni Valmassoi firma le carte con cui i carabinieri si presentano per la perquisizione a casa di Bunjar Fandj, a San Vito di Altivole. Il giorno prima Vanessa Ballan, la 26enne accoltellata a morte dal 40enne, si era recata dai militari dell'Arma di Castelfranco e aveva denunciato Fandj per stalking e violenza sessuale. Al kosovaro vengono sequestrati un computer e quattro telefonini in cui ci sarebbero i messaggi persecutori e i video hot di due con cui lui ricattava Vanessa al punto da riuscire ad ottenere incontri "intimi" anche dopo che la donna aveva interrotto la relazione clandestina.

Il fascicolo, aperto dal magistrato di turno, passa Barbara Sabbatini, pubblico ministero che fa parte del "gruppo" che si occupa di reati cosiddetti da "codice rosso". Che però nei confronti dell'imprenditore non prende nessun provvedimento. Di qui la polemica che ha coinvolto anche il ministro della Giustizia Carlo Nordio, che chiede alla Procura di Treviso una relazione completa sui fatti. Ma Bunjar Fandaj risulta essere un incensurato. Non solo: da quando è stato denunciato avrebbe smesso la campagna di stalking nei confronti di quella che sarebbe stata la vittima della mattanza. Servono ulteriori elementi che verranno forniti dalla copia forense degli apparecchi elettronici dal monento che Vanessa ha cancellato tutto quello che è arrivato suo suo cellulare per coprire la "storia" e tenerla celata al compagno.

Ecco perchè Fandaj è libero di pianificare l'omicidio, che forse è stato scatenato dalla notizia - che avrebbe appreso da qualcuno che lavora al supermercato dove la Ballan era cassiera - che la 26enne era incinta. I tabulati relativi a quei messaggi arriveranno sul tavolo del pubblico ministero soltanto giovedì. E quasi certamente il materiale probatorio sarebbe stato di tale gravità da indurre il magistrato a spiccare la misura cautelare del divieto di avvicinamento.

La cronistoria di tutto quanto è successo è scritta nero su bianco nella relazione che Barbara Sabbatini ha fatto avere al procuratore Marco Martani. Si tratterebbe insomma di una tragica concatenazione di eventi. Nessuno avrebbe potuto sospettare che Fandaj avrebbe potuto trasformarsi in assassino. Ma Martani però fa, a questa ricostruzione, una chiosa importante: «Io avrei preso la misura e il gip sicuramente la avrebbe accordata. E' stato un errore di valutazione che con il "codice rosso rafforzato", la nuova normativa in vigore dal 9 dicembre, non accadrà mai più». La polemica, insomma, continua.

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