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Cronaca Silea

Rapina in A27, così si è arrivati ad indentificare i basisti della banda

Il 18 ottobre del 2016 un portavalori blindato venne assalito da alcuni malviventi lungo il tratto austradale tra i caselli di Treviso Sud e Nord a Silea. Le indagini, svolte dalla Polizia di Stato, si sono avvalse delle riprese di telecamere di video sicurezza e del fortunato ritrovamento di un impronta digitale

Una fitta trama di indagine fatta di immagini riprese dalla telecamere di video sorveglianza nei pressi dell'entrata dell'autostrada, una impronta digitale rimasta impressa nel biglietto utilizzato dai rapinatori nel viaggio di ritorno verso la Puglia lungo l'arteria autostradale che da Padova Est porta verso Foggia, una targa fotografata alle barriere grazie ad un vero e proprio colpo di fortuna. E le dichiarazioni di uno di quelli che avrebbe collaborato, più o meno consapevolmente,alla preparazione del colpo. E' così che la Polizia di Treviso è riuscita ad identificare i tre basisti della rapina avvenuta a Silea il 18 ottobre del 2016, lungo il tratto della A27 che da Treviso porta a Belluno Veneto, ai danni di un furgone blindato portavalori della Civis. Le rivelazioni sono state fatte oggi, 21 settembre, nel corso della deposizione di uno degli ispettori che si occupò dell'inchiesta nell'ambito del processo ai tre presunti basisti della banda: Giuseppe Stefanelli, un 39enne di Stornara (Foggia), ad Angelo Finiguerra, 50 enne di Lavello (Potenza) e Michele Sassano, 53 di Civitanova Marche. I tre devono rispondere dei reati di rapina, detenzione illegale di armi, ricettazione di quattro auto ed un furgone rubati e usati alle lesioni personali 

Il clamoroso colpo, condotto con una precisione quasi militare, aveva come obbiettivo un portavalori che trasportava oltre 4 milioni di euro e avvenne tra i caselli di Treviso Nord e Treviso Sud. Ma i sistemi di sicurezza presenti all'interno del camioncino - una schiuma che solidifica a contatto con l'aria e che venne diffusa per proteggere i soldi contenuti all'interno di sacchi - impedì ai banditi di razziare tutto il denaro. Vennero invece asportati circa 400 mila euro. Nell'assalto rimase ferita la guardia giurata Boris Colla, capomacchina del blindato, colpito da un colpo di striscio sparato dai banditi.

Per compiere il colpo i tre, insieme ad altre dieci persone rimaste però senza nome, utilizzarono quattro macchine e un camioncino precedentemente rubati nel foggiano. Per il trasporto a Treviso usarono invece un Tir, che arrivò a Silea (nel capannone di una ditta) il giorno del colpo. Di quella presenza, ha spiegato l'ispettore di Polizia, c'è traccia attraverso i filmati ripresi dalla telecamere di video sorveglianza di una impresa che ha la sede proprio davanti a dove il mezzo pesante era stato parcheggiato. All'interno ci sarebbero stati i veicoli rubati (ugualmente filmati) e le armi utilizzate per la rapina, che bloccò letteralmente il tratto autostradale, disseminato di chiodi per frenare la corsa del blindato.

Le modalità del colpo di Silea erano però del tutto simili a quelle di altre rapine accadute in Toscana ed Ancona. In particolare un assalto che, nell'agosto del 2017, ebbe come teatro l'A12 nei pressi di Pisa. In particolare il fatto che i mezzi usati dai malviventi fossero stati "spruzzati" con la polvere di un estintore, cosa questa che avrebbe permesso di cancellare ogni impronta e traccia biologica. Gli investigatori trevigiani, che avevano già preso visione dei frame in cui il furgoncino utilizzato sulla A27 per la fuga, beneficiarono del lavoro condotto dalla Procura di Firenze che, in relazione ai fatti di Pisa, avevano emesso 10 misure cautelari di cui una aveva colpito proprio Stefanelli, ritenuto l'autista del Tir.

Vennero quindi presi in esame tutti gli spostamenti di mezzi pesanti avvenuti nelle ore successive alla rapina. In un caso c'era un autoarticolato, risultato di proprietà di una ditta pugliese di cui il 39enne Stefanelli era impiegato, che aveva percorso la tratta verso Foggia partendo da Padova. Ad identificarlo fu la foto scattata al casello autostradale di arrivo: il peso del mezzo infatti non corrispondeva a quello misurato all'entrata nel casello veneto. Che il 39enne fosse alla guida del mezzo fu confermato da un impronta digitale della seconda falange del dito medie sinistro ritrovata sul biglietto dell'autostrada. Il confronto con i dati da disposizione della Procura di Firenze diede infatti esito positivo. Finiguerra e Sassano invece vennero identificati grazie alla dichiarazioni di una persona che a sommarie informazioni fece i loro nomi.

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