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Cronaca

Accusato di violenza sessuale, non luogo a procedere per un infermiere

La giovane, una ragazza di 19 anni con problemi psichiatrici, aveva trascinato l'uomo in un lunga battaglia legale durata la bellezza di sette anni

Ha passato sette anni di inferno, tra richieste di archiviazione e la decisione del gip Angelo Mascolo che dodici mesi fa, su richiesta del legale della vittima (l'avvocato Lorenza Secoli) che si era opposto al proscioglimento, aveva deciso che nei confronti di questo infermiere 56enne, accusato di violenza sessuale nei confronti di una paziente della struttura dove lavorava, si dovesse tenere l'udienza preliminare.

Ora l'incubo è però finito. Oggi, 27 settembre, il gup Piera De Stefani ha decretato il non luogo a procedere. L'uomo, che ha risarcito la presunta vittima con il pagamento di una piccola cifra che è servita alle spese legali, ha potuto lasciare il Tribunale di Treviso con la mente sgombra; lei, la sua accusatrice, si trova invece ricoverata presso il reparto di psichiatria del Ca' Foncello a seguito di numerosi episodi di autolesionismo.

La vicenda si era svolta nel capoluogo tra febbraio e maggio del 2015. Sono 5 mesi di autentico inferno per la ragazza, che si trova ricoverata a causa di problemi mentali tra cui il più grave è una sindrome della personalità borderline. Il tutto risulta in una condizione particolarmente debilitante, che non solo la porta ad avere, a tratti, una percezione distorta delle realtà ma che la costringe ad assumere farmaci che ne annebbiano le capacità cognitive.

Sarebbe stata esattamente questa la circostanza di cui l’uomo, fino alla denuncia considerato un professionista modello, avrebbe approfittato. Il rapporto tra infermiere e paziente sarebbe diventato via più personale e intimo, tanto da arrivare a veri e propri palpeggiamenti che si fanno sempre più insistenti. La 19enne, i cui riflessi sarebbero stati condizionati dalla quantità di medicine che era costretta ad assumere, all’inizio avrebbe subito in silenzio e questo, stando alla denuncia, avrebbe reso l’infermiere più audace. E approfittando delle condizioni di relativo stordimento della ragazza sarebbero arrivati veri e propri «baci alla francese».

I gesti restano nella memoria della 19enne, che a maggio dello stesso anno decide di confidarsi e raccontare tutto. Una scelta dolorosa perché, date le sue condizioni, non viene inizialmente creduta. Ma lei era sicura: quell’uomo l’ha toccata, l’ha baciata, voleva avere con lei un rapporto sessuale. La perizia chiesta dalla difesa, rappresentata dall'avvocato Sossio Vitale, smonta però l'imputazione. Non solo la giovane ha delle patologie psichiatriche ma si troverebbe anche a elaborare il lutto per un padre che l'ha abbondonata da piccola. Si rifugiava, per così dire, in figure maschili più grandi di lei ma poi riversava contro di loro tutto il suo risentimento.
 

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