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Cronaca

Celebrati in Romania i funerali di Anica Panfile ma resta il "giallo" sulla sua morte

La Procura di Treviso ha dato nei giorni scorsi il nulla osta alla sepoltura, avvenuta nel paese d'origine. Rimane il mistero sulle ultime ore di vita e su chi sia il responsabile dell'assassinio. Unico indagato, ancora a piede libero, è Franco Battaggia, il suo ex datore di lavoro

E' stato celebrato nei giorni scorsi nel suo paese natale il funerale di Anica Panfile, la donna romena di 31 anni, madre di quattro figli, trovata morta nel maggio scorso su un'ansa del fiume Piave, a Spresiano, presumibilmente vittima di una morta violenta. La Procura di Treviso, dopo l'autopsia il cui esito, secondo l'anatomopatologo Antonello Cirnelli, non lascerebbe dubbi sul fatto che la giovane sarebbe stata uccisa, aveva infatti rilasciato il nulla osta per la sepoltura.

A oltre un mese e mezzo dal suo ritrovamento resta il "giallo" sul perché Anica sarebbe stata assassinata. Al momento i sospetti si concentrano su Franco Battaggia, il 76enne che era anche l'ex datore di lavoro della 31enne, che era stata occupata presso la pescheria "El Tiburon" di Spresiano dell'ex "primula rossa", con alle spalle una condanna - già scontata - a 21 anni di reclusione per l'omicidio di un capo rom. L'uomo risulta indagato per omicidio volontario ma si trova ancora a piede libero e nei suoi confronti non è stata emessa alcuna misura cautelare.

La casa di Battaggia, che si trova in Via Europa ad Arcade, sarebbe l'ultimo luogo in cui Anica è stata vista e il 76enne sarebbe l'ultima persona ad avere incontrato la Panfile viva quel 18 maggio in cui il compagno, Luigino De Biasi, aveva lanciato l'allarme poiché non vedeva tornare a casa la donna. L'ex datore di lavoro della 31enne aveva detto agli inquirenti di averla incontrata in quanto doveva consegnare il Cud e che la donna gli avrebbe anche chiesto 10 mila euro che le sarebbero dovuti servire per estinguere un debito. Battaggia gliene avrebbe dati 5 mila ma di quella esposizione considerevole nessuno sapeva nulla. «Avevamo dei debiti con l'Inps - ha dichiarato De Biasi - dovuti ad un conteggio erroneo del sussidio di disoccupazione. Ma si tratta di una cifra che non ha niente a che vedere con 10 mila euro».

La casa di Battaggia è stata posta sotto sequestro e al suo interno sono intervenuti anche i carabinieri del Ris di Parma per i rilievi scientifici di cui ancora non si hanno i risultati. Il 76enne era stato convocato in Procura lo scorso lo scorso 19 luglio per chiarire meglio quella sua versione che appare lacunosa ma il "re del pesce" si è avvalso della facoltà di non rispondere.

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