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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca

Schiaffi ad una baby ginnasta, i testimoni: «Quelli erano i suoi metodi»

Oggi 4 marzo è entrato nel vivo il processo a Moira Ferrari, tutt'ora direttrice tecnica del Gymnasium di Treviso. E accusata di abuso dei mezzi di correzione: nel 2017 avrebbe colpito al volto una atleta minorenne che era scivolata dalla trave dove si stava allenando

«Nego assolutamente che siano mai stati adottati comportamenti violenti, sia fisici che verbali, tesi a recare danno in alcun modo alle atlete: il loro bene è stato e sarà sempre la stella polare che orienta tutta la mia attività di allenatrice». Eppure nell'udienza di oggi, 4 marzo, del processo a Moira Ferrari, direttrice tecnica della società sportiva Gymnasius di Treviso, i testimoni del pubblica ministero Mara De Donà hanno raccontato una cosa diversa. Allenatrici e istruttori, una atleta, il funzionario di polizia giudiziaria che svolse le indagini: tutte deposizioni che descrivono come quello che si respirava nella palestra dove si praticava e veniva insegnata la ginnastica sarebbe stato un clima di vero e proprio terrore.

La Ferrari, difesa dall'avvocato Luigi Fadalti, è accusata di aver dato un ceffone (tanto forte da lasciare impresse sulle guance le cinque dita della mano) a una giovanissima atleta, alle prese con una serie di esercizi alla trave. All'ennesima incertezza, sfociata in una caduta, il direttore tecnico del Gymnasium, una coach di livello nazionale della ginnastica artistica, si sarebbe avvicinato alla bambina e l'avrebbe colpita al volto.

I fatti di cui si parla in questo processo (in cui la famiglia della ragazzina si è costituita come parte civile difesa dall'avvocato Francesco Murgia) sarebbero accaduti nel 2017. Ma il "metodo Ferrari", che sarebbe consistito in punizioni fisiche e umiliazioni di tipo verbale che avrebbero anche segnato la psiche di atlete che potevano avere anche solo 8 anni, sarebbe stato una prassi. «La sentivo parlare con le ragazze e mi veniva da vomitare» ha detto in aule un istruttore. «Gli schiaffi, le tirate per i capelli, le sberle alla nuca e le spinte erano all'ordine del giorno - rincara la dose un'altra istruttrice - erano metodi in cui francamente non mi ritrovavo al punto da lasciare il Gymnasium». «Lo faceva con tante atlete, quelle che paradossalmente le stavano più a cuore - è la deposizione dell'allenatrice della ragazza picchiata nel 2017 - ho visto tante bambine piangere». «Quelli erano i suoi metodi» afferma Adriana Crisci, ex nazionale italiana di ginnastica artistica italiana, che ha partecipato a varie edizioni degli Campionati europei e mondiali oltre che ai Giochi olimpici di Sydney 2000 e che per un periodo si allenava nella palestra della Marca. «Aveva gli stessi modi persino con me - dice - ma era durissima con quelle più giovani, oltre la severità che è necessaria negli allenamenti di una disciplina molto dura e difficile. Ricordo alcune volte che, essendomi fatta prendere dalla collera, smettevo di esercitarmi e uscivo dalla palestra per calmarmi».

La Ferrari è ancora direttore tecnico della squadra trevigiana ma in seguito alla denuncia sembra che i suoi metodi si siano molto ammorbiditi. Nel 2012 una indagine sulla donna, per fatti del tutto simili, era stata archiviata dalla Procura di Treviso mentre nel 2017 per lo schiaffo dato alla piccola atleta aveva patteggiato un mese di sospensione e 300 euro di multa (senza incolpazione) davanti alla Procura federale.

«In aula - ha spiegato Murgia – sarà chiaro a tutti che quello che succedeva all'interno della Gymnasium era un "sistema" e che il fatto di cui si occupa questo processo non è un episodio isolato. Per questo auspichiamo una riqualificazione del reato da abuso dei mezzi di correzione (per il quale la prescrizione scatterebbe già a luglio) a maltrattamenti». I testi della difesa e soprattutto l'imputata verranno sentiti il prossimo 24 giugno.

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