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Cronaca

Omicidio di Anica: ritrovati gli occhiali, una felpa e l'accendino della donna

Dalle 5 e tre quarti di oggi, 31 maggio, i carabinieri del Nucleo Investigativo hanno scandagliato il fondale del Canale della Vittoria a Spresiano in cui si presume il corpo della 31enne romena sia stato gettato. Rinvenuti anche un pacchetto di sigarette e delle chiavi che sono all'esame degli inquirenti. Non è stato invece trovato il cellulare, dentro a cui si pensa ci siano tutti gli elementi per decifrare le sue ultime ore di vita

Sono arrivati al mattino presto i carabinieri del Nucleo Investigativo su quel pezzo del canale della Vittoria che sbocca direttamente sul Piave. Dalle 5 e tre quarti di oggi 31 maggio hanno cercato sul letto del corso d'acqua, che sfocia a poche centinaia di metri da dove il cadavere di Anica Panfile, la 31enne romena che secondo la Procura di Treviso sarebbe stata uccisa con svariati colpi alla testa, è stata ritrovata domenica da un pescatore. Ieri è stata ridotta la portata dell'acqua nel canale e nel corso della mattinata odierna i militari dell'Arma si sono messi al lavoro, coadiuvati da un reparto di sub e dai pompieri, alla ricerca del telefonino e della borsa della donna.

Il cellulare della Panfile, dentro cui gli inquirenti sono certi si possano trovare le tracce che porterebbero al suo assassino o quantomeno permettano di riscrivere le sue ultime ore di vita, non è stato ritrovato. E neppure la borsa. Rinvenuti invece alcuni abiti (per la precisione una felpa), un paio di occhiali e un accendino che certamente le appartenevano. Sul fondale sono stati trovati anche un pacchetto di sigarette e un paio di chiavi che saranno oggetto di un eventuale riconoscimento da parte dei parenti.

Pur senza il telefono gli investigatori avrebbero comunque acquisito i tabulati degli sms e soprattutto delle chiamate fatte e ricevute da Anica nel pomeriggio del 18 maggio, quando la donna è sparita. Di certo c'è che dalle 16,30 circa il suo apparecchio era spento. A dirlo è il compagno Luigino De Biasi, che ha provato a contattarla non vedendola tornare a casa da quel secondo lavoro che svolgeva a casa di Franco Battaggia, dove si occupava delle pulizie. Il cellulare del 58enne è ancora in mano ai carabinieri ma secondo indiscrezioni la sua versione dei fatti sarebbe coerente con le tracce lasciate a livello telefonico.

Il fascicolo aperto dal sostituto procuratore Valeria Peruzzo in cui si ipotizza il reato di omicidio volontario è ancora senza nomi iscritti. Ma il cerchio si starebbe stringendo intorno al proprietario dell'utilitaria scura su cui Anica è stata vista salire poco prima di sparire, ripresa dalle telecamere di video sorveglianza di Arcade per quanto la targa non sia stata ancora identificata. La sua identificazione sarebbe soltanto questione di ore.

Per fare luce sull'omicidio, sul responsabile e sul possibile movente intanto si scava nella vita privata della 31enne. L'unica cosa certa è che pare non se la passasse troppo bene dal punto di vista economico, anche se la sua situazione era migliorata da quando era entrata in possesso della casa popolare di via Ronchese in cui abitava con i quattro figli, la madre e il nuovo compagno.

Una piccola svolta che la Panfile aveva dato alla propria vita circa cinque anni fa, quando decise di lasciare l'allora compagno e uno stile di vita a limite del degrado sociale. Anica aveva anche denunciato l'uomo, anche lui romeno: lo aveva fatto due volte quando già i due si erano separati e in entrambi i casi (i fatti sarebbero successo nel 2019 e nel 2020) sarebbero state le pesanti minacce di lui a spingere la 31enne ad andare dai carabinieri.

Nel frattempo il Tribunale dei minori ha nominato un tutore per i figli della Panfile, disponendo anche nei loro confronti il divieto all'espatrio.

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