rotate-mobile
Cronaca Vittorio Veneto

Delitto di Vittorio Veneto, ecco la data dell'udienza in Cassazione

Il 25 gennaio prossimo gli Ermellini discuteranno del ricorso contro la sentenza d'Appello che ha confermato le condanne a Patrizia Armellin e Angelica Cormaci, accusate dell'omicidio di Paolo Vaj avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 2019 nell'abitazione di via Cal dei Romani

Sarà il 25 gennaio prossimo il giorno in cui la Corte di Cassazione discuterà il ricorso contro la sentenza di Appello emessa il 13 gennaio del 2022 che, confermando quanto deciso dalla Corte d'Assise di Treviso, aveva condannato la 58enne Patrizia Armellin e la 30enne Angelica Cormaci rispettivamente a 24 e 16 anni (con la concessione delle attenuanti generiche che per la Armellin hanno significato evitare l'ergastolo) per il barbaro assassinio di Paolo Vaj, avvenuto nella notte tra il 18 e il 19 luglio del 2019 in via Cal Dei Romani a Vittorio Veneto. Il nuovo difensore delle due donne, l'avvocato Giacomo Iaria, punta tutto sull'esclusione della aggravante della premeditazione e la mancata valutazione dell'ipotesi che l'omicidio non sia stato volontario quanto preterintenzionale.

In realtà il processo di primo grado, il cui esito è stato confermato dai giudici di Venezia, dimostrerebbe come l'uccisione di Paolo Vaj, un 56enne originario di Milano e che aveva avuto una relazione sentimentale con Patrizia Armellin, fosse stato "progettato" dalle due donne e fosse da ricondurre ai quasi 500 mila euro che Vaj aveva investito in polizze dì assicurazioni e di cui aveva indicato come beneficiario proprio la Armellin.

Nelle chat tra la 58enne e la 30enne (che era andata a vivere con loro a Vittorio Veneto dopo aver conosciuto Patrizia sui social) scambiate attraverso Whatsapp, Facebook messanger e Telegram ci sarebbe la prova del movente. I dialoghi tra le due cominciano ben prima che la 27enne, a fine gennaio del 2019, si trasferisse nella casa dell'Armellin di via Cal dei Romani a Vittorio Veneto, dove è avvenuto l'omicidio. La Cormaci sarebbe apparsa da subito in una sorta di sudditanza psicologica nei confronti della 57enne, che chiamava "mamy" e con cui cercava di instaurare quel legame famigliare che le mancava, soprattutto con la madre naturale. La Armellin, che avrebbe tirato le fila del rapporto, le avrebbe parlato di un rapporto conflittuale con Vaj, con cui però resta insieme, fingendo anche un clima sereno e affettuoso ma solo per incassare il premio dell'assicurazione. «Lui deve morire» scrive la Cormaci riferito a Vaj, che definisce un "omino". «Te lo faccio fuori io questo bastardo» dice ancora, a commento delle frasi con cui l'Armellin le lascia intendere di essere maltrattata dal 56enne.

Tutto il periodo che precede l'omicidio sarebbe stato caratterizzato da scambi di messaggi in cui l'Armellin avrebbe premeditato il delitto, dispiacendosi tra l'altro che le condizioni di salute di Paolo, che aveva problemi con il bere e per un forma di epilessia, stavano migliorando. «A noi non ci aiutano - dice all'amica più giovane - 20 anni di botte ha subito, ma loro (riferito alle istituzioni) non fanno nulla», quasi ad abbozzare una sorta di alibi legato alla legittima difesa dai maltrattamenti di lui. «Io non ho niente da perdere - scrive allora la Cormaci - lo uccido, al massimo finisco in galera ma tu avrai la vita che vuoi con chi vuoi».

La sera del 18 luglio succede qualche cosa: nella mente di Paolo Vaj sarebbe scattata l'idea di sostituire il beneficiario delle polizze e a qual punto la Armellin avrebbe deciso di agire. Angelica Cormaci avrebbe tentato dapprima di dissuaderla ma poi si sarebbe lasciata convincere. Vaj, che la sera della tragedia aveva bevuto molto tanto da avere un tasso alcolemico di quattro volte superiore ai livelli normali, viene aggredito nella camera da letto grande, in cui viene colpito con un bastone utilizzato per le tende, che gli procura anche delle ferite lacero contuse. Poi il 56enne si trasferisce nella cameretta della casa e qui si sarebbe compiuto l'omicidio: Angelica Cormaci gli avrebbe messo un cuscino sulla faccia, con l'intenzione di soffocarlo, ma è la posizione che le due donne assumono, messe sopra a cavalcioni su Vaj, che provoca la morte, avvenuta per schiacciamento toracico.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Delitto di Vittorio Veneto, ecco la data dell'udienza in Cassazione

TrevisoToday è in caricamento