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Un anno di Covid nella Marca, il Prefetto: «Il nostro tessuto economico sta tenendo»

Non è dello stesso avviso Penzo Aiello, Presidente di Veneto Imprese Unite: «Il numero di aziende chiuse tra Treviso e Belluno da inizio pandemia è allarmante»

Nella mattinata di giovedì, in videoconferenza, si è tenuta una riunione - presieduta dal Prefetto di Treviso Maria Rosaria Laganà – a cui hanno preso parte i rappresentanti dei Comitati dei sindaci dei Distretti della provincia, il Presidente della Camera di Commercio, il Direttore dell’Inps, i rappresentanti delle varie categorie produttive, dei datori di lavoro e i rappresentanti sindacali, nel corso della quale si è fatto un punto di situazione, ad un anno dall’inizio della pandemia da Covid-19, sulle ricadute economico/produttive e sociali che l’emergenza sanitaria ha fino ad oggi generato. L'obiettivo è stato anche quello di definire interventi condivisi, utili a scongiurare, in una logica di “prevenzione situazionale”, ogni forma di possibile disgregazione del consolidato tessuto economico e sociale del territorio.»

Dall’incontro, che segue ad altri tenutisi nel corso dei mesi scorsi, è emersa una situazione di sostanziale tenuta del tessuto economico e produttivo nella Marca - i cui fondamentali si stanno dimostrando ancora solidi - confermata anche dai dati forniti dalla Camera di Commercio sulla mortalità delle imprese rilevati nel 2020 che sono in linea con quelli rilevati nei periodi pre-Covid. Anche sul fronte dei livelli occupazionali non sono state segnalate, al momento, situazioni di particolare allarme.

Decisivi, nei prossimi mesi, saranno gli interventi che il Governo assumerà a seguito dello “sblocco” dei licenziamenti, a supporto della cassa integrazione e sul fronte dei ristori, interventi sui quali è puntata l’attenzione sia degli operatori economici che dei rappresentanti delle parti sociali in quanto ritenuti strategici per la ripartenza. Altrettanto strategica, poi, l’attuazione del piano vaccinale che consentirà la ripartenza dell’economia in sicurezza. Da ultimo, è stata evidenziata l’esigenza di potenziare il modello virtuoso della provincia di Treviso, dato dalla rete di collaborazione tra Istituzioni e parti sociali che si è proficuamente consolidata durante l’emergenza Covid, questo per salvaguardare l’economia legale e del tessuto produttivo sano del trevigiano - dove non c’è ancora radicamento e presenza stabile di organizzazioni criminali - valori che vanno difesi con misure di contrasto mirate e capillari. 

Il pensiero di Andrea Penzo Aiello, Presidente di Veneto Imprese Unite

«Nella giornata di oggi siamo stati invitati a partecipare al tavolo di lavoro indetto dal Prefetto di Treviso e dalla Camera di Commercio di Treviso e Belluno. In questa sede ci siamo confrontati con le altre associazioni di categoria, le sigle sindacali e gli enti territoriali sulla tematica del giorno “Emergenza Covid-19 – Monitoraggio del disagio Sociale ed Economico e attività di prevenzione e di contrasto dei fenomeni criminosi e di ogni forma di illegalità”. Rispetto a quanto emerso, il nostro intervento ha evidenziato due principali temi:

La nostra preoccupazione rispetto ai dati che ha condiviso la Camera di Commercio riguardo il numero di aziende chiuse in Veneto ed in particolare nelle provincie di Treviso e Belluno nel 2020 rispetto al 2019 che dal nostro punto di vista è davvero allarmante. Si è infatti registrato un trend in aumento, sintomo che i provvedimenti del Governo non sono stati sufficienti a salvaguardare le aziende.

Ma ad allarmarci ancor di più è la condizione di tutte quelle realtà che invece , affidatesi alle promesse del Governo Conte, hanno scelto di resistere immettendo liquidità in azienda proveniente, nella maggior parte dei casi, dalla vendita di propri beni o proprietà, fatto che comporta un serio impoverimento di questa categoria di persone che, alla luce del protrarsi di restrizioni severe, qualora il nuovo governo non fosse in grado di garantire indennizzi tali da garantire la sopravvivenza delle loro aziende per il nuovo anno, rischiano di vedere un’inesorabile e molto più estesa chiusura delle proprie imprese che, coniugata all’impoverimento del singolo, rischia di creare un gravissimo danno economico e sociale per la nostra regione nel prossimo biennio con un conseguente aumento del tasso di impoverimento.

Un altro grande elemento di preoccupazione che abbiamo espresso è quello dei tempi di erogazione troppo lunghi e di importi troppo poco consistenti di cassa integrazione e cassa integrazione in deroga, elementi che uniti ad una prospettiva di ripartenza sempre più lontana nel tempo, non possono che portare al licenziamento dei più validi dipendenti all’interno delle imprese che, pur di garantirsi un salario che li mantenga, si riciclano infatti nei settori ancora in attività come la GDO. I settori che maggiormente risentono di questa condizione sono: HO.RE.CA., eventi, turismo e commercio.

Questa condizione in cui molte aziende versano non potrà che implicare una ancor maggiore difficoltà nella ripartenza di realtà già in grave difficoltà, implicando inoltre un ovvio calo di competenza e specializzazione delle imprese stesse. Queste condizioni rischiano di creare un gap preoccupante rispetto ai competitor europei, oltre a comportare un inevitabile e sempre più diffusa scomparsa della PMI in favore dei grandi gruppi d’acquisto e di multinazionali con più risorse. Temi di tutela della piccola e media impresa in una regione come la nostra sono di vitale importanza per garantire la tenuta economica e sociale del nostro territorio e del Paese tutto. Auspichiamo quindi che il confronto riguardo questi temi e quelli sollevati dagli altri partecipanti alla riunione dia agli organi preposti uno strumento in più per assumere le decisioni corrette e tempestive».

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