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Sciopero della vigilanza privata, a Roma la delegazione trevigiana

Adesione media per l’intera giornata di oltre il 60% sul territorio. Le sigle sindacali trevigiane Filcams Cgil, Fisascat Cisl e Uiltucs hanno partecipato alla mobilitazione nazionale nella Capitale

Una folta delegazione dei lavoratori della vigilanza della Filcams Cgil, di Fisascat Cisl e Uiltucs ha partecipato oggi, lunedì 2 maggio, a Roma allo sciopero nazionale degli addetti della vigilanza privata per sollecitare l’avvio delle trattative per il rinnovo del contratto del settore vigilanza privata e servizi di sicurezza, atteso da oltre sei anni. Contestualmente alla manifestazione le Sigle di categoria delle confederazioni hanno promosso sul territorio sciopero per l’intera giornata di lavoro, al quale si registra un’adesione mediamente oltre il 60%.

Il commento

«Chiediamo alle istituzioni centrali e locali, ai committenti e a quanti hanno un ruolo nel comparto, di fare il possibile perché il tavolo venga riaperto e si possa arrivare finalmente a una dignitosa conclusione del negoziato per il rinnovo del contratto nazionale - hanno detto i segretari generali trevigiani Alberto Irone (Filcams Cgil), Patrizia Manca (Fisascat Cisl) e Massimo Marchetti (Uiltucs Uil) -. La trattativa ha già visto un lunghissimo round concluso con esito negativo il 18 marzo scorso, nel corso del quale le associazioni datoriali anziché presentare una proposta dignitosa sul piano salariale, hanno dichiarato di non aver ricevuto mandato dalle rispettive aziende». Una risposta che i sindacati di categoria ritengono «di estrema gravità, considerando come l’andamento inflattivo di questa fase congiunturale stia penalizzando il potere d’acquisto dei redditi delle famiglie”. Filcams, Fisascat e Uiltucs puntano il dito anche contro il silenzio delle istituzioni, a partire dal Ministero dell’Interno, del ministero del Lavoro e delle Prefetture, alle quali si chiede di esercitare maggiore funzione di controllo e responsabilmente di promuovere il proseguo della trattativa».

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Il problema

Alle questioni nazionali si aggiungono le criticità riscontrate a livello locale dai sindacati trevigiani, che da tempo denunciano la mancata applicazione dei diritti previsti dal contratto collettivo nazionale del lavoro dagli istituti di vigilanza. Dalla turnazione di 12 ore allo scarso rispetto del monte ore, impattando sulle condizioni di vita dei lavoratori e delle loro famiglie. E poi dal mancato rimborso spesa per il rinnovo del porto d’armi a quello chilometrico per gli spostamenti al poligono. Ancora, la formazione non retribuita e la mancata sanificazione sia delle automobili aziendali che degli ambienti di lavori. Criticità che si verificano in quasi tutti gli istituti di vigilanza del Veneto e della provincia di Treviso. Filcams Cgil, Fisascat Cisl e la Uiltucs Uil trevigiane chiedono pertanto l’intervento delle istituzioni locali e dei committenti, affinché verifichino il rispetto dei contratti.

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