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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Castelfranco Veneto

Accusato di corruzione, l'ex carabiniere: «Gogna mediatica con accuse infondate e calunniose»

Antonio Currò è stato fino al dicembre del 2016 comandante della Stazione di Castelfranco Veneto. Ora attende il giudizio del gup in un procedimento in cui è indagato anche per rivelazione di segreti. Ma lui si difende: «Sono trascorsi oltre 5 anni e ancora non ho avuto la possibilità di dimostrare le mie ragioni e di contrastare con la massima determinazione ogni singola contestazione che mi viene mossa»

«Sono indignato e arrabbiato. Ancora una volta mi trovo a subire una gogna mediatica per accuse infondate e calunniose». E' lo sfogo di Antonio Currò, 60enne ex carabiniere di Castelfranco veneto, accusato a vario titolo con altre otto persone - 58enne all'epoca comandante del Radiomobile di Montebelluna, Massimo Varanese, 57enne investigatore privato di Montebelluna, Ferruccio Ippolito, 66 anni di Lecce, Giovanni Rutigliano, 62enne di Bari, Dario Guerra, un vigilie urbano 59enne di Castelfranco e il 32enne figlio di Currò, Davide - di corruzione per atto contrario ai doveri d’ufficio, abuso d’ufficio, rivelazione e utilizzo di segreti d’ufficio, peculato, falso ideologico ed esercizio abusivo della professione. L'udienza preliminare in cui si sarebbe dovuto decidere il rinvio a giudizio o il proscioglimento, in programma ieri 21 settembre, è stata aggiornata al 25 gennaio prossimo.

Currò dice che «sono trascorsi oltre 5 anni e ancora non ho avuto la possibilità di dimostrare a un giudice terzo e imparziale le mie ragioni e di contrastare con la massima determinazione ogni singola contestazione che mi viene mossa. Avrei sperato in un giudizio più veloce e invece il procedimento penale è rimasto sepolto per un lustro in fase di indagini».

«Sono certo della mia innocenza - rivendica l'ex militare dell'Arma - e sono più che mai fiducioso dell’opera della magistratura giudicante avanti la quale sarà dimostrata la mia totale estraneità ai fatti. Come tutti sanno, la mia vita parla di quanto ho fatto per la giustizia e per la gente. Giustizia nella quale credo e non smetterò mai di credere. E una volta conclusa questa dolorosa vicenda saranno portate all’attenzione dei giudici le condotte di chi ha infangato il mio nome».

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