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Cronaca Castelfranco Veneto

Fa sparire un milione dell'assicurazione, il gip dispone nuove indagini

Nel marzo del 2018 Roberto Romanò, operaio della Centro Veneziane di Castelfranco, morì per un incidente sul lavoro. Il datore di lavoro, che era anche suo cognato, venne condannato a quattro mesi e al pagamento di 1 milioni e 300 mila euro a titolo di risarcimento. Ma il denaro versato dall'assicurazione dell'azienda non è mai arrivato alla famiglia della vittima

Continua la caccia al milione di risarcimento fatto sparire. Il gip di Treviso Marco Biagetti ha infatti disposto nuove indagini per accertare in via definitiva dove sia finita l’ingente somma destinata al risarcimento dei familiari di Roberto Romanò, vittima di un incidente sul lavoro avvenuto nel marzo 2018. Al centro delle indagini c'è Dino Trentin, 63enne di Tezze sul Brenta (in provincia di Vicenza), cognato della vittima e allora suo titolare di Romanò presso la ditta Centro Veneziane di Castelfranco Veneto. Aveva assicurato l’azienda proprio in caso di morte di un dipendente sul lavoro ma ricevuta la liquidazione, pari a 1 milione di euro, invece di versarla ai familiari della vittima l’ha fatta sparire. Poco dopo ha anche chiuso l’azienda, intestato beni alla figlia e una nuova azienda è stata poi riaperta, questa volta intestata al figlio.

Per la tragica morte sul lavoro del cognato, anch'egli residente a Tezze sul Brenta,  Trentin è già stato riconosciuto responsabile e condannato in primo grado sia in sede penale, a 4 mesi di reclusione, sia in sede civile, al pagamento di un risarcimento di 1.300.000 euro. Roberto Romanò rimase  schiacciato sotto un grosso sacco di sassi mentre operava con un muletto. Il provvedimento di risarcimento, stabilito in sede civile ed esecutivo, non è stato ottemperato.  

I familiari della vittima si sono affidati a Giesse risarcimento danni, gruppo specializzato nel risarcimento di gravi incidenti sul lavoro, che tramite i propri legali fiduciari stanno raggiungendo Trentin con svariati procedimenti, tra i quali molteplici tentativi di esecuzioni presso terzi, una azione revocatoria da 1 milione di euro e due pignoramenti immobiliari, con uno degli immobili di famiglia che sta ora per andare all’asta.

«È incredibile quanto sta accadendo – sottolineano Claudio Dal Borgo e Beppino Battocchio di Giesse risarcimento danni – Questa persona, in spregio a qualsiasi principio etico o morale, ha sottratto il risarcimento e nessuno è ancora riuscito a fermarlo. Nei fatti, al momento, si è arricchito con somme destinate al risarcimento per la morte di un dipendente e familiare, eppure continua a girare liberamente, senza provare alcun rimorso. Ha agito con freddezza e rapidità subito dopo la morte del povero Roberto - mentre i familiari erano ancora tra volti dalla perdita improvvisa - mentre noi, essendo intervenuti a cose fatte e agendo nel rispetto di leggi e burocrazia, ci troviamo a dover inseguire». Dopo il provvedimento disposto dal tribunale su istanza dei legali fiduciari di Giesse, che ha portato al pignoramento di 1/5 del suo stipendio, Trentin si è addirittura “licenziato” dalla nuova azienda, intestata al figlio, per evitare il trattenimento delle somme.

Alla triste vicenda si è interessata anche la trasmissione Le Iene di Italia 1: raggiunto nella nuova azienda, anche in tale occasione Dino Trentin ha confermato di avere i soldi ma di non aver alcuna intenzione di versarli ai familiari. «Ora, però le azioni che abbiamo intrapreso da quando assistiamo i familiari di Roberto - continuano Claudio Dal Borgo e Beppino Battocchio di Giesse - stanno iniziando a rivelarsi efficaci».

L’attenzione, infatti, si concentra ora sulle nuove indagini disposte dal giudice. «In base alla documentazione inviata alla Guardia di Finanza dall’istituto di credito che aveva ricevuto la somma dalla compagnia assicuratrice – concludono Dal Borgo e Battocchio di Giesse – è stato sinora possibile accertare che il milione è stato smistato nel giro di pochi giorni tramite assegni o bonifici, in gran parte a uno degli avvocati di Dino Trentin, padovano, che aveva ricevuto ben 874.852 euro. Ora ci aspettiamo che si chiarisca, una volta per tutte, cosa ne è stato della rimanente somma. Grazie alla decisione del gip le indagini  potranno riprendere anche se sono trascorsi già 4 anni e mezzo dalla tragedia e i familiari, giustamente, attendono delle risposte. Dal primo giorno abbiamo promesso loro che continueremo con ogni azione necessaria fino a quando non avranno ottenuto piena e doverosa giustizia».

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