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Cronaca Paese

A processo per furto, il suo ex titolare lo scagiona: «Era al lavoro»

Brayan Salvi, un giovane di 25anni di Treviso, è accusato di aver sottratto la borsa ad una signora in un parco di Paese. Ma ha un alibi di ferro, confermato dai colleghi

E' finito a processo con l'accusa di aver rubato una borsa, sottratta a una giovane donna che era a passeggio in bicicletta con il figlioletto, e aver opposto resistenza al carabiniere che era intervenuto, scaraventandogli addosso la refurtiva per poi allontanarsi velocemente. Ma Brayan Salvi, 25enne residente a Treviso, giura di non aver mai partecipato al colpo avvenuto a Paese il 13 luglio del 2015. «A quell'ora - dice - ero al lavoro, posso dimostrarlo». Il processo al giovane sembra proprio essere insomma un caso di scambio di persona. O meglio: il minorenne che ha partecipato al furto avrebbe fatto il nome di una persona che conosceva ma che non era il suo complice, che sino a oggi è rimasto senza un volto.

Quel caldo pomeriggio di quasi sette anni fa una signora, accompagnata dal figlio piccolo che era seduto sul seggiolino posteriore della bicicletta, si trova in uno dei parchi pubblici di Paese quando, tra le 16,30 e le 17, viene avvicinata da due ragazzi in bicicletta. Uno, con uno scatto, riesce ad impossessarsi della borsa che teneva nel cestino del velocipede. All'interno vi sono del denaro, un telefono cellulare, i documenti della donna e alcuni effetti personali. Alla guida della bicicletta che affianca quella della vittima ci sarebbe stato Brayan Salvi mentre alle sue spalle il minore, che è quello che è materialmente compiuto il furto. Nei pressi del luogo in cui avvengono i fatti si trova anche un carabiniere, che interviene prontamente. Nel parapiglia che si genera il militare dell'Arma riesce a bloccare il minorenne ma non l'altro, che buttandogli addosso la borsa, che poi sarà recuperata, gli oppone resistenza e riesce a scappare. L'allora 19enne viene però visto a distanza e di spalle. Morale: impossibile dire chi sia. Arrestato e portato alla locale stazione dei carabinieri il più giovane dei due, di origine marocchina e allora 15enne, fa il nome del complice più grande: «Si chiama Brayan Salvi» dice ai carabinieri. Che quindi, il giorno stesso, si presentano a Treviso e denunciano il giovane per furto e resistenza. «Impossibile - replica però il giovane - io a quell'ora ero al lavoro a Villorba, davanti ad un tornio».

Nell'udienza di oggi, venerdì 22 gennaio,   è stato sentito come teste il datore di lavoro. Che ha confermato pienamente la versione data dal ragazzo. «Io - spiega - firmo personalmente tutti i permessi che vengono dati alle maestranze e i cedolini paga che fanno riferimento alle ore effettivamente lavorate. Non c'è possibilità che Brayn (che nel frattempo ha cambiato lavoro) possa essere stato assente in quell'orario, me ne accorgerei dal foglio delle presenze». Da cui risulta invece che il giovane, il 13 luglio del 2015, ha lavorato fino al termine dell'orario. 

E' stato anche ascoltato l'imputato, che conferma tra l'altro di non conoscere nessuno a Paese, locelità che sarebbe fuori dai suoi "giri". «Sono andato a casa, mi sono preparato la sacca e sono stato in palestra a Treviso. Quando sono tornato è iniziato questo incubo». Il giudice del procedimento Carlotta Brusegan vuole ora sentire il giovane marocchino, il cui procedimento davanti al giudice minorile è ancora in corso. C'è da capire perché abbia fatto il nome di Brayan che tutti, colleghi compresi, giurano che quel giorno non si sia mosso dal posto di lavoro.  

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