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Cronaca Pieve di Soligo

Muore schiacciata da una imballatrice, non ci sarà l'autopsia sul corpo di Anila

La Procura ha deciso di non effettuare l'esame post mortem sul corpo della 26enne, operaia alla Bocon di Piave di Soligo, morta il 14 novembre per un probabile errore di un collega. Il nulla osta per la restituzione della salma alla famiglia verrà dato con ogni probabilità domani

Non sarà fatta l'autopsia sul corpo di Anila Grishaj, l'operaia di 26 anni morta nel pomeriggio del 14 novembre in un terribile incidente sul lavoro alla Bocon di Pieve di Soligo, azienda specializzata nella commercializzazione di surgelati. Lo ha detto oggi il Procuratore della Repubblica di Treviso Marco Martani. Il nulla osta affinché la salma della 26enne venga restituita alla famiglia per i funerali è atteso nella giornata di domani.

Martani ha spiegato che l'esame autoptico non è necessario in quanto «la causa della morte - ha detto - è chiara ed evidente, l'esito dell'ispezione cadaverica esterna è stato più che esaustivo». Secondo le indagini sarebbe stato un collega di lavoro di Anila ad aver attivato la macchina imballatrice che l'ha uccisa, dopo che la giovane (che era impiegata alla Bocon da circa 5 anni) l'aveva spenta per eseguire un controllo. Il braccio dell'imballatrice, una volta rimesso in funzione, le avrebbe schiacciato le vertebre del collo e della testa causando il decesso sul colpo.

Le immagini del tremendo sinistro sono comunque state riprese dalle telecamere di videosorveglianza, i cui frame sono stati posti sotto sequestro - come il macchinario - e sono ora a disposizione degli inquirenti. Ma la relazione nucleo Spisal dell'Ulss 2 non lascerebbe comunque dubbi circa le responsabilità dell'ennesima tragedia del lavoro nella Marca. Il collega, ricoverato in uno stato di profondo choc, è stato indagato dal pubblico ministero Francesca Torri con l'accusa di omicidio colposo. Al vaglio degli investigatori ci sono anche le procedure di sicurezza all'interno dell'azienda che, se qualora non fossero state state rispettate, farebbero inevitabilmente iscrivere il nome di altre persone nel registro degli indagati. 

Anila Grishaj viveva con i genitori Agostin e Marijana, la sorelle e il fratello, a Vergoman di Miane. La 26enne lavorava  alla Bocon come capolinea. Prima di dedicarsi al lavoro la ragazza aveva studiato all'istituto turistico Verdi di Valdobbiadene. 

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