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Cronaca Resana

Hostess trevigiana a processo per droga, il giudice saudita le infligge sei mesi di reclusione

Oggi 13 giugno è arrivata la sentenza per Ilaria De Rosa, la 23enne di Resana arrestata a Gedda con l'accusa di detenzione di stupefacenti. Nonostante lei si sia sempre professata innocente e il fatto che i tre co-imputati l'abbiano scagionata nelle tre udienze precedenti, la giovane è stata condannata

Lo ha ripetuto anche ieri nel corso della sua deposizione: lei è innocente e non fa uso di droga. Ma Ilaria De Rosa, la hostess di 23 anni di Resana arrestata il 4 maggio scorso a Gedda e rinchiusa da allora in un carcere dell'Arabia Saudita, accusata di possesso di stupefacenti, è stata condannata oggi 13 giugno, dopo due ore di camera di coinsiglio, a 6 mesi di reclusione. Per gli altri tre amici della ragazza, arrestati anche loro dalla polizia saudita a quanto pare mentre si trovavano a cena, la sentenza è stata invece ad un anno e sei mesi. Il dispositivo verrà depositato entro 5 giorni e la De Rosa avrà un mese per valutare se presentare o meno il ricorso in appello. Per ora nei confronti della 23enne si spalancano le porte del carcere in quanto, secondo la legge saudita, non esiste la concessione della condizionale, tanto più che alla hostess di Resana non è stata riconosciuta alcuna attenuante. La pena dovrebbe inoltre essere scontata in un carcere del paese arabo dal momento che non esistono accordi giurisdizionali con l'Italia che permettano all'imputata di essere trasferita in un penitenziario nel nostro paese. La De Rosa comunque dovrebbe essere libera alla volta di novembre, avendo già un pre-sofferto di oltre un mese.

Ilaria era scomparsa dai primi di maggio, dopo essere atterrata nel paese arabo con un volo di linea. I genitori avevano provato a chiamarla e le avevano scritto più volte, senza però ottenere alcuna risposta. Il suo silenzio era però apparso sospetto, considerato che la 23enne era solita telefonare quotidianamente alla famiglia. Così dopo due giorni si erano presentati ai carabinieri di Castelfranco Veneto per denunciare la scomparsa della ragazza. Dopo neppure ventiquattro ore la Farnesina aveva informato la famiglia che Ilaria non era sparita ma era finita in manette.

La 23enne avrebbe riferito al console italiano, che subito si era attivato così come la Fernesina e lo stesso ministro degli esteri Antonio Taiani, di essere stata arrestata mentre si trovava a cena con dei conoscenti. Secondo il suo racconto, nel giardino della villa in cui era ospite si sarebbero presentate una decina di persone armate e in borghese, tanto che la prima impressione era che si trattasse di una rapina. Sarebbero poi scattate le perquisizioni, che avrebbero riguardato anche lei, unica donna a subire un trattamento così invadente probabilmente in quanto non araba. Al termine del "body search" a cui Ilaria sarebbe stata sottoposta sarebbe stato trovato uno spinello all'interno del suo reggiseno.

La madre della hostess aveva invece riferito in una intervista ai giornali che Ilaria sarebbe stata fermata mentre si trovava su un'automobile con altri ragazzi. «E uno di questi aveva una canna». Non droga da spacciare, dunque, «ma una sigaretta con della sostanza stupefacente, non so se hashish o marijuana. Ma ce l'aveva appunto un ragazzo, non mia figlia. Ilaria non aveva nessuna canna. Eppure hanno arrestato anche lei insieme a tutti gli altri». La donna aveva assicurato che la figlia non ha mai fatto uso di droga, che è una giovane con la testa sulle spalle e sa bene che in Arabia farsi trovare con della droga addosso, anche fosse una semplice canna, è «un rischio enorme». Gli amici della giovane italiana, nelle tre udienze precedenti, avevano scagionato la De Rosa sostenendo che la droga non era sua e che lei con tutta questa faccenda non c'entrava nulla. Ma delle loro deposizioni il giudice saudita non ha tenuto conto.

«Speriamo che riceva un trattamento analogo a quello dei nostri reclusi – ha detto  Stefano Bosa, sindaco di Resana – sei mesi, al netto di una eventuale appello, sono tanti. Ma almeno sappiamo che Ilaria verrà a casa». «Nel rispetto della decisione della magistratura locale - recita un comunicato della Farnesina - il Consolato Generale a Gedda e l'Ambasciata d'Italia a Riad, in stretto raccordo con il ministero degli Esteri, stanno prestando tutta l'assistenza possibile alla connazionale Ilaria De Rosa e ai familiari. Subito dopo la sentenza è stata chiesta un'altra visita consolare per permettere alla sorella della connazionale di visitarla». 

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