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Cronaca

Criptovalute in cambio di donazioni, presunta "truffa" da un milione di euro

Nell'occhio del ciclone è finita la Venica Swap di Gianluca Busato, 54enne trevigiano, che era salito all'onore delle cronache per il referendum col trucco sulla indipendenza veneta. Decine di esposti sarebbero già stati presentati alla Guardia di Finanza di Mirano

E' di circa un milione di euro l'ammontare del denaro che sarebbe "congelato", trasformato in criptovalute impossibili da smobilizzare. Sentendo puzza di truffa decine di imprenditori veneziani si sarebbero presentati alla Guardia di Finanza di Mirano a cui avrebbero presentato degli esposti. Il caso, di cui si è occupato anche il noto programma di giornalismo satirico "Striscia la Notizia", riguarda la Venice Swap, piattaforma per lo scambio di valuta virtuale con base in Lituania, di proprietà di Gianluca Busato, 54enne trevigiano. Busato era stato al centro di una bufera nel 2014 quando, organizzato il referendum online "plebiscito.eu", avrebbe raccolto voti falsi  in giro per il mondo per sostenere la causa dell’indipendenza del Veneto. Eclissatosi dalla scena politica per oltre 10 anni il 54enne è rispuntato come imprenditore nel campo della criptovalute con un progetto che, a suo dire, è una vera miniera d'oro. Non però, pare di capire, per i tanti che gli hanno dato il denaro, che sarebbe sequestrato nel meccanismo tutto virtuale creato ad hoc dalla società.

L'oggetto delle denunce presentate ai finanzieri veneziani sarebbe semplice: quello raccolto da una rete di promotori - definite invece dallo stesso Busato come formata da volontari - era denaro destinato ad un investimento. Lui invece replica che i soldi venivano dati come donazione al comitato di imprenditori veneti nel mondo, una sorta di club dove fare pubbliche relazioni, trovare partnership di lavoro, creare occasioni e anche combinare qualche affare. La differenza fra promotore e volontario, fra donazione e risparmio gestito, non è da poco ed è giocando su questa sfumatura che sarebbe scattata la trappola. Un inganno di cui, come documentano anche le immagini del programma Mediaset, sarebbero protagonisti i cosiddetti "volontari", che lasciavano intendere come le criptovalute acquistate si sarebbero rivalutate in men che non si dica. "Se li lasci lì - dice una di queste persone ad un "investitore" da cento e passa mila euro - vedrai che con il tempo lavorano, il mercato si trascina il valore". Palesando un guadagno che, in poco tempo, sarebbe stato anche di oltre due volte il capitale investito.

"Tutto – prova però a spiegare Busato - è frutto di un fraintendimento. Il denaro non viene dato come investimento ma è una libera donazione al club. E' tutto scritto in un documento che viene dato e fatto firmare al momento di decidere liberamente quale cifra destinare come sostegno alle attività del comitato. In cambio si riceve un ammontare di token (le criptovalute, n.d.r.) che hanno un valore predeterminato e che possono essere spese per accedere a servizi aziendali, come il digital marketing, l'intelligenza artificiale o servizi di monitoraggio ambientale di aree produttive". "In passato – insiste - siamo già stati oggetto di verifiche da parte della Fiamme Gialle, di indagini da parte di Procure e persino di controlli della Consob. E ne siamo sempre usciti a testa alta". Ma i timori in Veneto intorno al mondo delle criptovalute sono parecchi tanti. Soprattutto alle luce dello scandalo della New Financial Techology, l'azienda di Silea che ha truffato con la moneta virtuale oltre 6 mila persone e che vede sotto indagine 103 tra dirigenti e promotori.

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