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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Mogliano Veneto

Imputato di violenza sessuale sui figli muore in attesa che venga rifatto il processo d'Appello

L'uomo, un 62enne di Mogliano Veneto, era accusato di aver violentato i due ragazzini, che al tempo dei fatti avevano 10 anni. Nel 2019 gli Ermellini annullano la sentenza di secondo grado perchè "manifestamente illogica"La nuova udienza viene fissata al luglio del 2023 ma nel frattempo il protagonista di questa vicenda è deceduto

La storia che stiamo per raccontare è quella di Carlo (il nome è di fantasia), un 62enne di Mogliano Veneto, e del suo calvario giudiziario per vedersi riconosciuto non colpevole di un reato gravissimo e infamante: violenza sessuale su minori, per l'esattezza due dei cinque figli nati da un matrimonio che si è nel frattempo sbriciolato sotto un muro di macerie fatto di ripicche, raccomandate mandate dagli avvocati, attribuzioni e di colpa e appunto, alla fine, una denuncia per fatti che sarebbero intercorsi tra il 1995 e il 2005 e che avrebbero avuto come vittime due bambini che avrebbero avuto appena 10 anni. La Corte di Cassazione, terzo grado di giudizio a cui il processo era arrivato nel 2019, fa un falò delle motivazioni con cui in primo grado, nel 2011 a Treviso, e poi in Appello, i giudici lo avevano condannato prima a 7 anni e mezzo di reclusione, ridotti a Venezia a soli 4 anni perché il primo episodio, che avrebbe riguardato il figlio più grande, era andato in prescrizione. «Le motivazioni della sentenza - avevano scritto gli Ermellini - sono illogiche». E così il fascicolo era tornato ai giudici di Venezia.

Ma le carte ristagnano nel capoluogo veneto per oltre 4 anni, malgrado le varie istanze affinché la questione venisse trattata fatte dal difensore, l'avvocato Stefano Pietrobon. E nel frattempo Carlo, che già assaporava una sentenza di assoluzione piena, è morto. Il suo decesso risale a qualche mese fa, effetto di complicazioni dovuto al Covid. Il processo si sarebbe dovuto rifare 3 luglio di quest'anno ma a questo punto della brutta storia che vedeva al centro Carlo e quelle violenze che lui sosteneva non esserci mai state, non se ne farà più nulla e tutto il procedimento andrà a morire per estinzione causata dalla morte del reo.

Carlo aveva una bella famiglia e anche un lavoro che gli dava parecchie soddisfazioni quando, intorno al 2010, il rapporto che ha con la moglie finisce in mille pezzi. Lascia la bella casa di Mogliano dal momento che la situazione era diventata intollerabile ed è risucchiato nella guerra che gli dichiara l' ex coniuge. Nel bel mezzo di questa buriana gli arriva anche la notizia che la moglie lo ha denunciato per violenza sessuale sui figli: episodi che riguardano i maschi, nati a distanza di otto anni, e relativi al periodo in cui i ragazzini avrebbero avuto 10 anni. «Quando guardavamo insieme la televisione - sarebbe il racconto il più grande - lui mi toccava i genitali e si faceva toccare». E il più piccolo si sarebbe subito accodato a questa versione: «E' successo anche a me» avrebbe detto. Sarebbe stata una parente a raccogliere a distanza di tempo le rivelazioni scioccanti dei due figli. E Carlo si ritrova a processo.

E' la sua parola contro quella delle due presunte vittime, oltre all'ex moglie che racconta in Tribunale le "manchevolezze" dell'uomo come padre. Per Carlo le cose si mettono male e infatti viene condannato. Il processo davanti alla Corte d'Appello non fa che confermare il quadro ma dimezza la pena detentiva in quanto i primi fatti, risalenti al 1995, vengono dichiarati prescritti. Nel 2019 il giudizio approda davanti alla Corte di Cassazione dove l'avvocato dell'uomo, forte anche di alcuni referti medici, parla di un forte suggestionamento da parte della vittima più piccola (quella le cui accuse sono cadute per prescrizione) e di una adesione "acritica" della seconda non solo alla tesi della madre ma al quadro generale, in cui si era limitato a ripetere per filo e per segno le accuse del fratello.

La Suprema Corte annulla la sentenza di secondo grado, trovando la motivazioni "illogiche". E rimanda tutto a Venezia, dove però gli atti del processo languono per quattro anni fino alla decisione di fissare l'udienza per luglio. Ma per Carlo, che dopo 20 anni sia aspettava la restituzione quantomeno della onorabilità, è ormai troppo tardi.

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