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Cronaca Vazzola

Assolda un killer sul dark web, ma per la giustizia non è incriminabile

L'uomo, un 34enne di Vazzola, aveva contatto il gestore di un sito presente nell'internet "profonda" per fare uccidere il rivale in amore, venendo però intercettato dal Fbi, che aveva allertato gli inquirenti italiani. Ma non può essere indagato per tentato omicidio dal momento che vi è sarebbe una "inidoneità" degli atti a commettere il reato

Aveva cercato di  assoldare un killer su un sito del dark web per fare uccidere il fidanzato della donna di cui si era invaghito. Ma tutta "l'operazione" era in realtà una truffa, che fra l'altro gli era costata 12 mila dollari pagati in bitcoin. Per l'uomo, un 34enne portatore di disabilità di Vazzola figlio di una famiglia molto in vista, non si profila però una incriminazione per tentato omicidio dal momento che vi è sarebbe una "inidoneità" degli atti a commettere il reato.

Giunge così al capolinea la vicenda dell'uomo che aveva archittetato un piano folle per liberarsi, una volta per tutte, del rivale in amore. Sul dark web aveva scovato e preso contatti con il gestore di un fantomatico portale con un nome suggestivo (Murder for hire) e aveva commissionato l'omicidio. Pagando, per giunta, una tariffa davvero risibile: poco più di una decina di migliaia di dollari in cryptovalute, saldata in due tranche.

Ma i contatti erano stati intercettati dal Fbi statunitense, che aveva allertato la Polizia italiana. "The punisher 2020", questo il nickname che si era creato per poter "chattare" con il gestore del sito, era stato poi individuato grazie proprio alle transazioni su internet, che avevano permesso agli investigatori di risalire a lui. Messo alle strette dagli investigatori, il 34enne aveva ammesso quasi subito le sue responsabilità e si era giustificato. «Non avrei mai dato quell'ordine, non sarei mai andato fino in fondo» era stata la sua linea difensiva.  E aveva aggiunto che si era trattato di una «grande stupidaggine che, tra l’altro, mi è costata 10mila euro. Al momento non vedo l’ora di incontrare quell’imprenditore di Conegliano per spiegargli quello che è successo e chiarire tutta questa vicenda».

La truffa, invece, quella è realissima. Il sito internet è infatti una "fake" costruito apposta per carpire la fiducia dei tanti "poco furbi" che navigano nel dark web alla ricerca di illeciti. Circostanze che fanno sì che non si sia materializzato il reato, come previsto dall'articolo 115 del codice penale che disciplina la fattispecie. Al 34enne potrebbe invece essere applicata dal giudice una mera misura di sicurezza come la libertà vigilata.    

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