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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Villorba

Intercetta mail e si fa pagare sul suo conto, condannata una 36enne

La vicenda è accaduta a Villorba nel 2019. Secondo le indagini la donna, un nigeriana fuggita all'estero e condannata a 1 anno e sei mesi, avrebbe agito come "testa di legno" di una organizzazione criminale che, una volta carpita la corrispondenza fra aziende, clonava la posta elettronica di una delle due e si faceva bonificare su un conto accessibile gli importi di denaro

La tecnica viene chiamata "man in the middle", cioè "uomo nel mezzo", una terminologia impiegata nella crittografia e nella sicurezza informatica per indicare un attacco informatico in cui qualcuno segretamente ritrasmette o altera la comunicazione tra due parti che credono di comunicare direttamente tra di loro. In questo caso era finalizzata allo spoofing, un attacco che impiega in varie maniere la falsificazione dell'identità. E' così che un'organizzazione di pirati informatici, presumibilmente di nazionalità straniera è riuscito a intercettare le comunicazioni fra quattro aziende e a farsi bonificare quasi 48 mila euro.

Come? Semplicemente fingendo di essere l'impresa che doveva ricevere il pagamento: una volta entrati nella conversazione, avvenuta attraverso caselle di posta elettronica, i malviventi hanno chiesto al debitore di versare il denaro su un conto corrente diverso da quello consueto, giustificandosi con varie problematiche. Il fatto è che l'iban del nuovo conto non era intestato ad una ditta ma una persona fisica di nazionalità nigeriana. Che, una volta scoperta, è finita prima sotto inchiesta e poi è andata a processo, accusata del reato di cognizione, interruzione o impedimento illecito di comunicazioni o conversazioni. L'imputata, A.T.O., una donna di 36 anni, è stata condannata oggi 2 novembre a 1 anno e 6 mesi di reclusione, con la concessione delle generiche equivalenti alle aggravanti. La pena è stata sospesa e è stata decisa la non menzione nel casellario giudiziario.

Il caso era emerso nel maggio del 2019. La 36enne, probabilmente una "testa di legno" di una più articolata organizzazione e che non sarebbe stata esattamente a conoscenza delle attività dei veri mandanti, si sarebbe fatta bonificare due fatture, una da 43 mila e 188 euro e un'altra da 4 mila e 310 euro, sul suo conto corrente, aperto presso l'agenzia Unicredit di Villorba. Il suo numero di conto e l'iban sarebbero stati presenti all'interno di una mail mandata dall'indirizzo dei creditori. Ma in realtà i male intenzionati avrebbero "clonato" la casella di posta e sarebbero così riusciti nel loro intento.

Qualche cosa però non ha funzionato: l'istituto di credito infatti ha ricevuto due telefonate da parte delle aziende che avevano pagato nelle quali venivano allertati che i versamenti erano stati fatti su un conto sbagliato. Il giorno dopo, a seguito della denuncia fatta alla Questura di Jesi, la stessa banca veniva avvisata della truffa e intimata ad effettuare il ristorno della somma. La donna era stata identificata attraverso le immagini delle telecamere dell'agenzia al momento di immettere nel suo conto il denaro necessario a restituire il bonifico, dal momento che nella stessa data della ricezione erano stati fatti diversi movimenti di prelievo e che la giacenza non era sufficiente a portare a termine l'operazione.

La 36enne, difesa dall'avvocato Monica Marangon, non era presente in aula. Sarebbe scappata dall'Italia nel 2021, portandosi via i figli e lasciandosi dietro un ex marito che oggi ha deposto in aula, e avrebbe raggiunto la Gran Bretagna, dove però si è resa irreperibile. 

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