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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca Paese / Via T. Vecellio

Traffico illecito rifiuti, condanne ai vertici di Cosmo Ambiente: sequestri per 2,5 milioni

Dura sentenza di primo grado per l'azienda di Noale, accusata di aver smaltito illegalmente, tra il 2013 e il 2016, 280mila tonnellate di rifiuti contaminati, con altri rifiuti e utilizzati per fondi stradali e altre opere. Annunciato il ricorso in Appello

Condannati per traffico illecito di rifiuti i vertici della Cosmo Ambiente di Noale, azienda che sta eseguendo i lavori di rimodellamento superficiale e bonifica nell’ex discarica di via Orsenigo. I reati contestati, avvenuti tra il 2013 e il 2016, riguardano 280mila tonnellate di rifiuti contaminati mescolati con altri rifiuti e utilizzati per fondi stradali e altre opere. Al Gruppo Cosmo sono stati affidati i lavori di “una delle opere di bonifica ambientale più importanti mai realizzate a Treviso - secondo le parole del sindaco Mario Conte -: 10 milioni di finanziamenti regionali per una superficie di 96mila metri quadrati, volti a bonificare un grave inquinamento del suolo e delle acque di falda contaminate dai rifiuti.

Le condanne

Un anno e sei mesi ciascuno a: Claudio Cosmo, amministratore delegato della società e Nicola Cosmo, presidente del consiglio di amministrazione. Condanna a un anno a Francesco Valori, fino al 2016, responsabile tecnico dell'azienda. Inoltre la società, come pena accessoria, dovrà pagare una sanzione amministrativa di circa 90mila euro. Il giudice monocratico ha ordinato la confisca di beni ai due Cosmo e alla società, per un controvalore di 2 milioni e mezzo di euro. Sempre i Cosmo avranno l’obbligo di smaltire le montagne di materiale sequestrato durante le indagini. La condanna per il risarcimento dei danni alle parti civili con provvisionale è stata definita solo per Regione nella cifra di 20mila euro e per Autostrade nella quantità di 360mila euro circa. Per le altre parti civili la quantificazione sarà definita dal giudice civile.

L'azienda ricorre in Appello

I vertici di Cosmo Ambiente, dopo la sentenza di primo grado, ribadiscono in una nota la convinzione di aver agito sempre nel rispetto delle disposizioni di legge e delle prescrizioni autorizzative vigenti all’epoca dei fatti contestati ed in un contesto di assoluta trasparenza nei rapporti a lungo intrattenuti – allora, come adesso – con le amministrazioni pubbliche competenti e con gli enti di controllo. Per questo hanno deciso, in accordo con i propri legali. di ricorrere in Appello, non appena saranno conosciute le motivazioni della sorprendete decisione, determinati a dimostrare e ribadire il loro corretto operato.

I commenti

«Esprimo soddisfazione per questa sentenza, attesa da cinque anni. La giustizia ha fatto il suo corso e questo è un precedente importante nella lotta al traffico illecito di rifiuti e contro tutti i reati ambientali - le parole del consigliere regionale Andrea Zanoni, in merito alla condanna -. Ora chiedo che tutte le autorità competenti, in primis Regione e Comune di Paese, provvedano con specifiche ordinanze a far rimuovere le 200mila tonnellate portate illegalmente a Paese a Cava Campagnole. Ricordo inoltre una mia recente interrogazione dove ho chiesto informazioni circa le contaminazioni da idrocarburi dei pozzi di monitoraggio di Cava Campagnole. Spero che in futuro Comune e Regione vigilino anche per prevenire nuovi casi del genere, dato che quelle 200.000 tonnellate a Paese erano arrivate almeno con 10mila camion. Possibile che ad accorgersene siano stati solo i carabinieri forestali su mandato della direzione distrettuale antimafia?».

Treviso Civica conclude: «Abbiamo a cuore la realizzazione di un’importante bonifica, di un bosco urbano e di una comunità energetica. Proprio per questo è necessario che opere di questa rilevanza ambientale e finanziaria vengano sottoposte a misure efficaci di controllo ed ispezione da parte dell’amministrazione comunale. Chiediamo una particolare attenzione e un’accurata vigilanza sulla corretta esecuzione dei lavori nell’ex discarica di via Orsenigo, per scongiurare il rischio di illeciti e azioni a danno dell’ambiente e della comunità. Anche nella speranza che non si creino incertezze nei tempi e nelle modalità di esecuzione».

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