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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Roncade

Sfruttavano manodopera straniera, condannati quattro "caporali"

Quindici anni di reclusione complessivi: questa la sentenza complessiva nei confronti di Knurran Dil, 32enne pakistano, il connazionale 31enne Junaid Arshad, la spagnola 32enne Soraya Casommurrio e Monica Corrò, 50enne trevigiana. Erano tutti accusati di intermediazione illecita e utlizzo illegale di lavoratori

Pena ridotta ma solo di 1 anno e mezzo rispetto alle già pesanti richieste della Procura - 16 anni e mezzo - al processo per il caso di "caporalato" che si sarebbe consumato a Roncade nel 2020. Knurran Dil, 32enne pakistano è stato condannato a 5 anni per intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro in concorso, mentre il connazionale 31enne Junaid Arshad, la spagnola 32enne Soraya Casommurrio e Monica Corrò, 50enne trevigiana sconteranno 3 e 4 mesi dietro le sbarre. La sentenza di primo grado emessa oggi 29 novembre prevede inoltre l'interdizione perpetua dai pubblici uffici per Dil mentre gli altri tre imputati sono stati interdetti per la durata della condanna. Tutti invece sono stati interdetti a vita dagli uffici di assistenza o sostegno nei confronti dei persone deboli. Dil è stato assolto dalle accuse di violenza privata per non aver commesso. L'accusa di incendio aggravato, che era riferita ai due giovani pakistani è stata dichiarata improcedibile per la mancanza della querela.

Secondo le indagini della Procura di Treviso le vittime, dieci persone tutte di nazionalità pakistana, alcuni prive di permesso di soggiorno, sarebbero state utilizzate nella lavorazione dei campi e potatura vigne della provincia di Treviso. Erano alloggiate in case diroccate in campagna, senza riscaldamento ed energia elettrica, svegliate alle prime ore della mattina per evitare i controlli dei carabinieri e stipate all’interno di furgoni, per poi essere condotti nei vigneti dove prestavano la propria opera, anche il sabato e la domenica, sotto stretta sorveglianza e fino a tarda sera.

L'indagine, svolta dai carabinieri di Treviso e Roncade, dal nucleo ispettivo del lavoro e del gruppo dei carabinieri Tutela del Lavoro di Venezia, aveva permesso di individuare un’azienda esercente nel settore agricolo, con sede legale a Treviso, che reclutava cittadini stranieri da impiegare come manodopera per lavorare presso aziende del territorio in regime di sfruttamento. Gli accertamenti condotti dai Carabinieri attraverso complessi servizi di osservazione controllo e pedinamento, oltre che controlli ispettivi e acquisizione di informazioni testimoniali rese da numerosi lavoratori, hanno quindi permesso di far emergere caporalato.

Secondo la Procura questi avrebbero impiegato i lavoratori, approfittando dello stato di bisogno e della situazione di vulnerabilità, omettendo di versare loro la prevista retribuzione e sottoscrivendo con loro dei contratti molto difformi dagli accordi regionali e nazionali, spesso limitandosi alla sola corresponsione del denaro ritenuto necessario per l’acquisto di sigarette e di ricariche telefoniche. In altri casi ai lavoratori sfruttati, che venivano alloggiati in sistemazioni di fortuna che erano prive di riscaldamento ed energia elettrica, veniva trattenuta una cifra variabile dai 100 ai 200 euro, a seconda che gli venisse assegnato un posto per dormire a terra oppure su di un letto.

Per evitare i controlli di polizia venivano svegliati alle prime ore della mattina e stipati all’interno di furgoni, per poi essere condotti nei vigneti dove prestavano la propria opera, sotto stretta sorveglianza, fino a tarda sera e senza il rispetto di alcuna norma di sicurezza sui posti di lavoro tanto da risultare privi di qualsiasi dispositivo di protezione individuale.

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