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Cronaca

Strage in Cadore: «Angelika Hutter non ha travolto la famiglia di proposito»

Secondo il procuratore di Belluno a supporto di questa ipotesi non ci sono elementi concreti. Dalle analisi sul cellulare è inoltre emerso che la donna non stava telefonando ma, secondo i testimoni, era "in uno stato d'ira"

Non sarebbe stato un gesto volontario. Angelika Hutter, la donna che ha travolto una famiglia a Santo Stefano di Cadore, non avrebbe causato l'incidente di proposito. Quest'ipotesi "appare consegnata all'astrazione" ha detto  il procuratore capo di Belluno, Paolo Luca, in conferenza stampa, "perché supportata da pochi elementi oggettivi e non ci sono altri indizi che facciano pensare a un gesto volontario". La conducente, una 31enne originaria della Baviera, è stata arrestata dai carabinieri con l'accusa di omicidio stradale plurimo e si trova ora ricoverata nel reparto psichiatria dell'ospedale di Venezia. La donna era alla guida di un'Audi nera, con targa tedesca, quando ha perso il controllo del mezzo finendo sul marciapiede dove si trovava la famiglia veneziana. Nell'incidente, avvenuto lo scorso 6 luglio, sono morte tre persone: il piccolo Mattia di due anni, suo papà Marco Antoniello di 48 e la nonna Mariagrazia Zuin di 65.

Il gesto volontario dunque viene espressamente escluso dagli inquirenti. "Per arrivare a un'affermazione di questo tipo - ha aggiunto il procuratore - è necessario avere elementi seri e concreti: ciò che presumo abbia fatto pensare a questa eventualità è che non ci sia segno di frenata sulla strada, che l'auto provenisse da un rettilineo quindi la visuale non fosse coperta, che non ci fosse segno di strisciata sui muri prima del punto in cui sono stati investiti i pedoni e il fatto che l'auto, dal sonoro, sembra lanciata in accelerazione. A ciò si aggiungono due testimonianze che riferiscono un comportamento strano della Hutter (Angelika, fermata per l'incidente ndr) pochi minuti prima del momento in cui si è verificato l'incidente". La donna, come riferito dal racconto dei testimoni riportato dal procuratore, "avrebbe avuto una reazione scomposta dopo aver riempito d'acqua alcune bottiglie in strada". Un testimone ha riferito che la donna "avrebbe chiuso con forza portiere e portellone, avrebbe lanciato per aria alcune bottiglie e, partendo, avrebbe compiuto una manovra repentina e pericolosa", ha spiegato Paolo Luca secondo il quale probabilmente questi elementi possono aver portato a ipotizzare il gesto volontario, un'ipotesi che tuttavia - ha rimarcato - non è stata avanzata dagli inquirenti. Secondo il procuratore vanno infatti evitate "ricostruzioni che possono portare un ulteriore carico di dolore ai familiari delle vittime". "È verosimile - ha proseguito - che la donna fosse in uno stato d'ira, che non sappiamo da cosa fosse stato causato, che possa avere alterato l'attenzione alla guida, rendendo possibile ciò che è accaduto".

Non stava telefonando

"Dall'esame della cronologia" non sono stati evidenziati "contatti telefonici" ha detto ancora il procuratore. "La ragazza non stava telefonando", e dunque l'ipotesi di una distrazione causata dall'uso del telefono cellulare "andrebbe per il momento esclusa. Al momento, ma le indagini possono durare fino a un anno, vogliamo accertare qualsiasi alternativa". Le cause dell'incidente dunque restano da chiarire. La 31enne è ora in terapia farmacologica, "sta prendendo coscienza di quello che è avvenuto", ha aggiunto il procuratore, ed "entro cinque giorni dalla causa di impedimento dovrà essere interrogata dal Gip. La speranza è che in quell'occasione possa riferire qualcosa di utile per accrescere il quadro che al momento presenta molti aspetti non chiari". La donna, ha detto ancora Paolo Luca, ieri non era in grado di prendere parte ieri all'udienza di convalida del fermo. "Non si sa - ha spiegato - se lo stato sia permanente o momentaneo dovuto allo choc". Intanto questa mattina è stato rilasciato il nullaosta alla riconsegna delle salme alla famiglia, che può procedere al funerale.

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