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Lunedì, 29 Aprile 2024
Cronaca

Scandalo delle case popolari, ora si indaga sugli abusi edilizi

Sotto la lente di ingrandimento ci sarebbero almeno una decina di casi, tutti relativi a case date in assegnazione a famiglie nomadi. Secondo l'inchiesta alcuni funzionari del Comune sarebbero stati a conoscenza delle opere fatte in maniera illegale ma non avrebbero informato gli uffici comunali competenti

A un anno e mezzo dall'avvio dell'indagine dei carabinieri del nucleo investigativo, coordinati dalla Procura di Treviso, che ha per oggetto il meccanismo di assegnazione delle case popolari, gli inquirenti si stanno concentrando sulle opere abusive fatte dentro almeno una decina di alloggi pubblici. E sul perché, secondo le risultanze dell'inchiesta, alcuni funzionari del Comune, che sarebbero stati a conoscenza degli abusi, non abbiano informato gli uffici competenti dal momento che questa "difformità edilizia" sarebbe una ragione valida per far venire meno l'assegnatario del diritto di risiedere dentro all'abitazione.

Sotto la lente di ingrandimento ci sarebbero almeno una decina di casi, tutti relativi a case date in assegnazione a famiglie nomadi: oltre a quello di via Mantovani Orsetti, una grande tettoia che si presume sia costata almeno quindicimila euro, emblematico sarebbe il caso degli assegnatari, un uomo e una donna che sarebbero anche compagni di vita, che sfruttando il fatto di essere registrati come famiglie con residenze differenti hanno ricevuto in emergenza abitativa due appartamenti distinti ma contigui che sono diventanti una abitazione unica, e più grande, grazie alla demolizione di un muro. O il caso di stanze trasformate con l'eliminazione o l'installazione di un divisorio.

Proprio per uno di questi abusi, perpetrato in Via Mantovani Orsetti da un nomade e la successiva concessione del permesso a sanarlo, erano stati indagati il dirigente del dirigente del settore Urbanistica, sportello unico e verde urbano del Comune di Treviso e un funzionario che ricopre la posizione organizzativa nell’ambito dei servizi per l’attività edilizia residenziale, produttiva e il verde urbano. Sulle carte sarebbe presente proprio la firma del primo, che risulterebbe indagato dal sostituto procuratore Gabriella Cama, così come il funzionario, per corruzione e abuso d'ufficio a vario titolo. Ed è proprio sulla corruzione, cioè sulle utilità ricevute dai “colletti bianchi” che gli inquirenti si starebbero concentrando: e cioè capire, e provare, il tornaconto dei funzionari che, di fronte alle numerose segnalazioni di opere illegali, si sarebbero girati dall'altra parte.

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