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Domenica, 28 Aprile 2024
Cronaca Vittorio Veneto

Uccide il padre a coltellate, secondo i periti era incapace di intendere

La mattina del 16 novembre dello scorso anno Riccardo De Felice, 24 anni, ha infierito sul padre Francesco con tre coltellate al collo. Il ragazzo, reo confesso dell'omicidio, sarebbe affetto da tempo da una sindrome dello spettro psichiatrico. Andrà a processo davanti alla Corte d'Assise, che però pronuncerà l'improcedibilità

Riccardo De Felice, il ragazzo di 24 anni che nelle prime ore della mattina del 16 novembre scorso ha ucciso il padre con tre coltellate al collo mentre dormiva nel salotto di casa sua, a Vittorio Veneto, e di cui una ha provocato la rottura di una arteria, era incapace di intendere al momento in cui ha inferto i fendenti. Oggi, 8 marzo, si è svolto l'incidente probatorio - chiesto dal pubblico ministero Davide Romanelli - nel corso del quale sono state resi noti gli esiti della perizia disposta dal giudice per le indagini preliminari Piera de Stefani e le risultanze degli esami clinici condotti dalla difesa, rappresentata dagli avvocati Alessandra D'Aversa e Giovanni Maccarrone.

Le perizie convergono nel sostenere che De Felice, reo confesso dell'omicidio del padre Francesco, 56 anni, che era un ufficiale dell'esercito in congedo, sarebbe stato in preda a una "bufera psicotica" che gli avrebbe fatto pensare che il 56enne non solo non fosse il suo vero padre, ma che ucciderlo sarebbe stato necessario per evitare che Francesco De Felice potesse "fare del male" a lui o alla madre. Riccardo sarebbe vittima di una quadro psicotico, di origine biologica, che sarebbe stato latente negli anni e che avrebbe avuto una "esplosione" quando avrebbe centrato alla testa il papà con una barra da trazione e poi l'avrebbe finito con le coltellate.

Il ragazzo, che è ancora recluso nel carcere di Treviso - in attesa di essere trasferito nel padiglione psichiatrico dell'ospedale di Conegliano - sarebbe però in grado di presenziare al processo. Con ogni probabilità il pubblico ministero che si sta occupando del caso manderà il 24enne davanti alla Corte d'Assise con il rito immediato. Poi, nel corso del processo, verrà dichiarata l'improcedibilità.

Riccardo De Felice, il cui grado di pericolosità "sociale" risulterebbe al momento “attenuato”, sta ancora male. In carcere non riceve le cure di cui avrebbe bisogno e non sarebbe neppure possibile fare una diagnosi adeguata. Le sue condizioni non sono cambiate dal novembre scorso: è ancora convinto che l'omicidio del padre fosse necessario e soffre di una turbe persecutoria.

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