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Velodromo, Remo Mosole: «Nel 2026 i mondiali su pista a Lovadina»

Così l'imprenditore a margine della consegna della Borraccia d’Oro (premio giunto alla 22esima edizione), a Mareno di Piave: premiati i due ex professionisti Bruno Leali e Flavio Martini

Due grandi corridori sono stati premiati con la Borraccia d’Oro, premio giunto alla 22esima edizione: i due ex professionisti Bruno Leali e Flavio Martini. Leali, 65 anni, bresciano di Roè Volciano e Martini, 78 anni, padovano di Galliera Veneta. L’orchestra è stata diretta da Germano Bisigato ex corridore, direttore sportivo e segretario dell’Unione Ciclisti Trevigiani e dal direttivo dell’Associazione ex Ciclisti della Provincia di Treviso formato dal vicepresidente Antonio Toffolo, Paolo Amadio, Paola Carnio, gli ex atleti della Trevigiani Mario Mattiuzzo e Paolo Slongo, Giorgio Falchetto, Renzo Frassetto e la segretaria Gianfranco Perinot. L’appuntamento si è svolto all’Oasi La Campagnola a Mareno di Piave.

«Quando Germano Bisigato mi ha chiamato per conferire il premio - racconta Bruno Leali - sono stato la persona più felice del mondo». Bruno Leali è stato “il gregario” ma ha una carriera ciclistica di tutto rispetto durata tra i prof dal 1979 al 1994: ha vinto anche il titolo italiano nella Coppa Agostoni del 1987. È stato in maglia azzurra dal 1982 al 1988 ed ha vinto i titoli mondiali al servizio con Giuseppe Saronni nel 1982, Moreno Argentin nel 1986 e Maurizio Fondriest nel 1988. «Ero un punto di riferimento del commissario tecnico Alfredo Martini, una grande persona. Mi aspettava sempre in nazionale, anche quando avevo avuto un infortunio. Ma la soddisfazione più grande della carriera - afferma l’ex professionista bresciano - è stata la maglia rosa. Nel 1993 l’ho vestita per tre giorni e poi l’ho ceduta a Miguel Indurain che ha vinto il suo secondo Giro d’Italia». A Bruno Leali la Borraccia d’Oro l’ha consegnata il presidente-organizzatore Germano Bisigato. Bruno Leali ha regalato la maglia tricolore al capo dell’associazione.

La premiazione di Bruno Leali

Il tavolo presidenziale era formato, oltre che dal presidente, da Giada Borgato, voce della Rai, Remo Mosole, padre del velodromo trevigiano, il sindaco di Conegliano Fabio Chies, Silvana Moro, assessore del comune di Ponte di Piave (si ripeterà il gemellaggio per Fausto Coppi a Castellania con la località del Trevigiano, ndr), Valter De Martin, consigliere del comune di Portobuffolè e delegato al Museo del Ciclismo Alto Livenza e da Gianni Spinazzè, ex sponsor dei dilettanti della squadra di Vendramino Bariviera e attuale produttore di vino.

Remo Mosole ha annunciato che nel 2026 si faranno i mondiali nel velodromo a Lovadina di Spresiano, ha consegnato la Borraccia d’Oro a Flavio Martini. «Io sono venuta qui per vedere consegnare il premio a Flavio - afferma Giada Borgato, voce di RaiSport del ciclismo - mio conterraneo e ha corso anche con mio padre Aldo». Quanti racconti e ricordi di Flavio Martini, accompagnato dalla compagna Daniela Beltramello. Prima della consegna del premio ha abbracciato Ignazio Santin, ex della Padovani e Silvano Riccardo: «È come fosse un fratello». «Sono passato a tarda età professionista, “consumato” dalle trasferte in nazionale (terzo a Heerlen nel 1967 Cronosquadre dilettanti, ancora terzo alla Cronosquadre a Montevideo e sesto alla gara in linea. Ai giochi olimpici di Città del Messico del 1968 è arrivato 31°, ndr) ed ho fatto solo due stagioni, purtroppo».

Flavio Martini che faceva poco il gregario, da dilettante ha vinto 219 corse. Smessa la carriera da prof, è tornato dilettante con una squadra dove era diesse il trevigiano Cesare Pinarello (vinse due medaglie di bronzo nel tandem ai Giochi olimpici, ad Helsinki 1952 in coppia con Antonio Maspes e a Melbourne 1956 con Giuseppe Ogna, ndr). Flavio Martini è stato accolto anche da Gianfranco Carlet, che organizza il Giro del Belvedere ogni lunedì di Pasqua per Under 23, che Flavio ha vinto nel 1974. «Ho alzato al cielo le braccia la prima volta nel Trevigiano. Mi dicono quante gare hai vinto? Faccio prima a dire quante corse ho perso». Poi ha raccontato un episodio con Eddy Merckx: Giro d’Italia, traguardo volante dopo una trentina di chilometri, a Zingonia. «Merckx voleva vincere anche quello - racconta Flavio Martini - per me era tutto, per lui niente. Risultato: primo io, secondo lui. Merckx mi guardò male, poi mi minacciò: ‘Ti faccio smettere di correre’. Gli risposi: ‘Io entro nella storia perché ti ammazzo’. Merckx mi guardò stupito, poi scoppiò a ridere. Da allora diventammo amici».

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Momenti di commozione quando sono state premiate la moglie del campionissimo di ciclocross Renato Longo, deceduto l’8 giugno a 86 anni, Marisa Pessotto e la figlia Federica e la moglie e la figlia di Luciano Falsarella, sportivissimo per il ciclismo.

Hanno partecipato alla “reunion” i professionisti Luciano Loro e Giovanni Moro (già premiati con la Borraccia d’Oro), Mario Zanin, vincitore della gara in linea di Tokyo 1964, Giuseppe Rosolen, Alberto Rossetto, Luigi Venturato, il vittoriese Lidio Pessot e Flavio Zandarin. Due dilettanti che hanno vinto la Popolarissima, Aldo Borgato e Giancarlo Bada, Renato Scolaro, Mosè Segato, anch’egli è stato nel giro azzurro, Roberto Zanatta (vicepresidente dell’Uc Trevigiani nonché atleta della stessa società) Giuseppe Busan, Primo Grespan, Roberto Bonsangue, Gianantonio Busetti, Ermenegildo Da Re, Silvano Riccato, Renato Rossetto, Ignazio Santin, Giacomo Favalessa, Aldo Sgaravatto, Franco Marchiante, Mario Redigolo e Luigino Dalsie.

Chiude il presidente Germano Bisigato: «Questa manifestazione si chiama Borraccia d’Oro perché Alfredo Martini, il cittì di tutti i cittì, mi disse che la borraccia è il simbolo del lavoro del ciclista da gregario».

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