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Venerdì, 26 Aprile 2024
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Covid, Crisanti: «In Veneto responsabilità politiche nella gestione della pandemia»

Martedì 23 marzo il microbiologo è stato ospite del convegno "Il lavoro nella pandemia e i nuovi diritti per tutti" organizzato dalla Filcams Cgil di Treviso: «Vaccini dai 13 anni in su»

«Credo sia utile a tutti fare un punto della situazione sul mondo del lavoro in tempi di pandemia». Mauro Visentin, segretario generale della Cgil di Treviso, apre con queste parole l'incontro dal titolo: "Il lavoro nella pandemia e i nuovi diritti per tutti" organizzato martedì 23 marzo dalla Filcams Cgil trevigiana. Tra gli ospiti dell'incontro il professor Andrea Crisanti ordinario di Microbiologia all'Università degli Studi di Padova insieme a Riccardo Emilio Chesta, sociologo del lavoro alla Scuola Normale di Pisa. Anna Carreri, sociologa del lavoro Università di Trento e Alessio Di Labio, segretario Filcams Cgil Nazionale.

«Il Veneto ha delle aggravanti nella gestione della pandemia rispetto alle altre regioni italiane - ha detto Crisanti - Le autorità regionali si sono vantate di rimanere in zona gialla dichiarando di avere 1000 posti attivabili in Rianimazione quando in realtà ce n'erano 700 e questo ha permesso alla Regione di rimanere in zona gialla perché il conto veniva fatto sui mille posti dichiarati. L'anello più debole del Veneto resta il sistema di tracciamento: i tamponi rapidi hanno una sensibilità bassissima e lo dimostreremo anche in un nuovo studio che stiamo per pubblicare: in molti casi non riescono nemmeno ad individuare la presenza del virus. Nella seconda ondata il Veneto ha avuto il 10% dei decessi su scala nazionale, avvenuti soprattutto nelle case di riposo. Penso ci siano delle responsabilità politiche in tutta questa vicenda».

L'intervento di Crisanti era partito dalla campagna vaccinale anti-Covid: «Credo che la campagna vaccinale sia stata ritardata dalle mancate consegne dei vaccini. Moderna prima d'ora non aveva mai prodotto o venduto neanche un vaccino, idem AstraZeneca quindi la mancanza dei vaccini è dovuta all'inesperienza di queste aziende a cui va comunque riconosciuto il merito di aver messo sul mercato in meno di un anno le prime dosi anti-Covid. Lo stop di AstraZeneca è stato una tempesta in un bicchier d'acqua: tutto è partito dalla Germania e si è diffuso a macchia d'olio in Europa fino al parere dell'Ema ma il vaccino è sicuro. L'Italia vaccina in media 9 milioni di adulti e 1 milione di bambini all'anno contro l'influenza. Sicuramente però ci sono stati dei ritardi nell'acquisto da parte della Comunità europea rispetto a Usa e Regno Unito (che ha raggiunto le 500mila vaccinazioni al giorno). I vaccini sono efficaci, tuttavia vedo segnali di preoccupazione perché in Italia i medici di base hanno aderito in misura non soddisfacente alla campagna vaccinale. Per arrivare ai numeri dell'Inghilterra ci vuole una mobilitazione di popolo. Nei prossimi mesi avremo centinaia di migliaia di dosi disponibili. Bisogna arrivare all'immunità di gregge entro settembre-ottobre. Per raggiungerla dobbiamo vaccinare 40 milioni di persone: chi ha meno di 18 anni difficilmente sarà vaccinato, se ci aggiungiamo anche i no vax, gli immigrati nei centri accoglienza e i senza dimora abbiamo almeno 20 milioni di persone residenti in Italia che non si vaccineranno. L'immunità di gregge rischia di essere raggiunta a fatica. Io vaccinerei tutti dai 13 anni in su».

Il video dell'incontro

Crisanti ha poi concluso il suo intervento con queste parole: «Per ridurre la trasmissione del virus abbiamo tre strade: vaccinare sempre più persone (inserendo anche i ragazzi minorenni nelle vaccinazioni), continuare a usare le mascherine e implementare il tracciamento. Prima si devono vaccinare le persone fragili, poi bisogna procedere per ordine di età senza dare priorità alle varie categorie che rischiano solo di creare confusione e non devono avere nessuna priorità sulla vaccinazione. In media il 10-15% dei prenotati non si presenta in Veneto, il problema si può risolvere convocando il 10-15% delle categorie fragili. Nell'ultimo anno sono state dette una marea di stupidaggini che hanno favorito il ritorno della seconda ondata. La scorsa estate abbiamo perso un'occasione unica per bloccare la nuova ondata. Bastava implementare il sistema di tracciamento come è stato fatto in Nuova Zelanda o addirittura in Vietnam».

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