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Cronaca Pieve di Soligo

Delitto di Pieve di Soligo, niente "giustizia riparativa" per il killer

Mohamed Boumarouan, assassino reo confesso dell'83enne Adriano Armelin, trucidato all'interno della sua casa di via Schieratti, non accederà la percorso istituito dalla riforma Cartabia. «Dall'imputato - ha spiegato nell'udienza di oggi 18 dicembre il presidente della Corte d'Assise di Treviso Umberto Donà - nessun segnale concreto di pentimento»

Mohamed Boumarouan, assassino reo confesso di Adriano Armelin, l'83enne di Pieve di Soligo trucidato all'interno della sua casa di via Schieratti, non potrà, almeno per ora, accedere al percorso di "giustizia riparativa", istituto dalla riforma Cartabia, a cui aveva chiesto di essere ammesso il 6 novembre scorso. «Dall'imputato - ha spiegato nell'udienza di oggi 18 dicembre il presidente della Corte d'Assise di Treviso Umberto Donà - è venuta una mera richiesta ma non vi sono segnali concreti di un suo pentimento». Il 36enne marocchino non beneficerà quindi dello sconto di pena, pari fino a un terzo rispetto alla sentenza definitiva. Parere contrario era stato espresso dal pubblico ministero Giulio Caprarola ma soprattutto aveva dato la sua contrarietà Marco Armelin, uno dei figli del pensionato. «Se incontrarlo significherà uno sconto di pena allora la mia, anzi la nostra risposta è no - aveva detto - le scuse - non potranno mai cancellare quello che ha fatto. Non ci sono giustificazioni per la morte di mio padre, avvenuta in modo tanto tragico e assurdo. Le sentenza che gli verrà inflitta dal tribunale quell'uomo la dovrà scontare tutta e per intero». Boumarouan, accusato di omicidio volontario aggravato dal tentativo di rapina e della crudeltà e nei confronti del quale è in corso il processo, aveva chiesto di poter entrare nel programma asserendo di essere «dispiaciuto e pentito per quello che ho fatto. Vorrei incontrare i parenti di Adriano per dire loro quanto mi dispiace che sia finita così».

Il 25 marzo del 2022 il marocchino, ubriaco e strafatto di cocaina come rileveranno le analisi del sangue, uccise Armelin la cui unica colpa era stata, forse, quella di aver aiutato economicamente altre volte lo straniero. Era entrato nell'abitazione del'83enne tra le 18 alle 19.45, intrufolandosi nell'ex officina di elettrauto annessa alla casa e ora dismessa per frugare nel locale e forse anche all'interno della vecchia auto Volkswagen Polo di Armelin, trovata con il baule aperto. I rumori però avrebbero insospettito l'anziano che aveva disceso le scale sorprendendo il ladro all'ingresso. A questo punto il 36enne il killer avrebbe discusso animatamente con la vittima, che alla fine viene legata mani e piedi con una corda. Poi gli avrebbe sferrato una serie di colpi alla testa, al torace e all'addome. Quelli al capo risulteranno fatali, tanto che il cranio risulterà fracassato. Armelin morirà la mattina seguente in un letto del Ca' Foncello di Treviso.

Dopo il pestaggio il marocchino avrebbe lasciato l'abitazione e raggiunto a piedi un supermercato dove avrebbe comperato qualche cosa da mangiare, riuscendo a rubare anche un pacco di surgelati e le scarpe con cui si sarebbe cambiato gli stivaletti che indossava al momento dell'omicidio. Il 36enne a quel punto sarebbe salito al primo piano, dove si presume sia andato a caccia probabilmente di contanti e gioielli, senza riuscire però a portare via niente perché sarebbe stato disturbato dall'arrivo di Andrea, uno dei figli della vittima, accorso in via Schiratti perché il padre non rispondeva al telefono da ore. Alla fine di una rocambolesca fuga dalla terrazza, e poi attraverso la tettoia, viene bloccato dai dei carabinieri che lo arrestano.

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