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Cronaca Pieve di Soligo

Omicidio a Moriago, Biscaro non era «padrone del proprio volere»

Depositata oggi la perizia nell'ambito dell'incidente probatorio a cui il 34enne, reo confesso dell'omicidio di Elisa Campeol, di Pieve di Soligo, uccisa con 20 coltellate all'Isola del Mort a Moriago della Battaglia. Secondo il perito del giudice era «capace di intendere ma non di volere» al momento del fatto. Il legale della famiglia: «Un delitto senza giustizia»

«Capace di intendere ma non di volere». Fabrizio Biscaro, l'operaio 34enne accusato di omicidio volontario con l'aggravante della premeditazione, reo confesso dell'omicidio di Elisa Campeol, uccisa con 20 coltellate di cui una al cuore il 23 giugno del 2021 mentre la ragazza, che aveva 35 anni ed era residente Pieve di Soligo, prendeva il sole in riva al Piave all'Isola del Mort di Moriago della Battaglia, al momento di commettere il delitto non era «padrone del proprio volere». Così conclude la perizia psichiatrica firmata da Tullio Franceschini, il consulente del giudice per le indagini preliminari Marco Biagetti, che ha depositato la relazione nell'ambito dell'incidente probatorio.

Un esame, quello a cui è stato sottoposto l'ex operaio di Col San Martino, durato più di due mesi e che ha detto anche che Biscaro sarebbe capace di stare a processo e, soprattutto, ha confermato la sua elevata pericolosità sociale. Gli atti ora torneranno al pubblico ministero Gabriella Cama, che con ogni probabilità sceglierà la strada della non imputabilità. Per il 34enne si spalancano di conseguenza le porte di un Rems, una residenza per l'esecuzione delle misure di sicurezza (il vecchio manicomio criminale) dove sarà anche sottoposto a cure. «Un delitto senza giustizia -  è il commento del legale della famiglia di Elisa Campeol , l'avvocato Lorenza Secoli - sappiamo chi è il responsabile, che però non pagherà mai per quello che ha fatto».

L'omicidio era avvenuto intorno all'ora di pranzo in una spiaggetta in riva al Piave. Biscaro, che sentiva dentro l'impulso a fare del male a qualcuno, ha vagato nella boscaglia circostante al luogo dell'accoltellamento per due ore con in mano l'arma,  che aveva comperato il giorno in un supermercato a Valdobbiadene. Poi si è avventato sulla giovane donna che stava prendendo il sole. Disturbato da due testimoni oculari, che di fronte alla scena si sono messi a urlare, infligge un fendente che ha raggiunto la Campeol al cuore e che ha causato il suo rapido dissanguamento. Mentre Elisa era ancora viva le mozza anche l'orecchio sinistro, portato come macabro trofeo ai carabinieri della stazione di Valdobbiadene, dove il 34 enne si costituirà mezz'ora dopo.

La perizia disposta del giudice dice che Biscaro (difeso dall'avvocato Rosa Parenti) era affetto da disturbi della personalità, un insieme di patologie mentali che lo avrebbero spinto a commettere l'accoltellamento senza essere padrone della propria volontà, pur rimanendo capace di intendere quello che stava facendo.

Fabrizio  era in cura presso il centro di salute mentale di Conegliano per una depressione. Le medicine che gli erano state prescritte gli avrebbero però provocato degli effetti collaterali particolarmente fastidiosi e il 34enne, circa cinque mesi fa, aveva smesso di seguire la cura farmacologica e non andava più neppure alle visite programmate con lo psicologo. In passato non aveva mai dato l’impressione di poter fare del male agli altri, come disse il padre, secondo cui il peggioramento del suo stato di salute era stato causato dal lockdown. L’azienda per la quale lavorava l’aveva lasciato a casa e lui ha cominciato a trascorrere le giornate incollato al computer, cercando una nuova occupazione. Si era fissato e non sopportava l’idea di vivere sulle spalle di mamma e papà. Per lui erano stati  mesi duri e così, alla fine, dello scorso anno, aveva cercato di togliersi la vita impiccandosi, gesto da cui lo ha salvato proprio il padre.

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